I vermi e l’eremita

By proruscio

L’esistenza dell’eremitismo nell’Umbria sud-orientale è ormai un dato acquisito per gli storici, attestato anche della toponomastica.

Lungo la strada che percorre la Valnerina perugina, nei pressi di Vallo di Nera si trova la chiesa dell’Eremita, recentemente restaurata e tornata all’antico splendore.
La zona tra Ponte e Piedipaterno, prima della realizzazione della nuova strada (1),  era praticamente quasi inaccessibile, essendo raggiungibile solamente dall’alto; il complesso dell’Eremita, peraltro, si affaccia su un anfiteatro di roccia ricco di grotte eremitiche. (2)

Della persistente presenza di eremiti nel territorio di Monteleone di Spoleto ha parlato, anni fa, anche un articolo comparso ne «La Barrozza», a firma di Simona Olivetti Vannozzi. La ricercatrice, occupandosi della chiesa di S. Maria de Equo, menzionava un ambiente annesso all’edificio sacro e adibito a “ricovero per eremiti”; tra costoro citava il nobile Gilberto dei Tiberti, originario di Arrone, che qui si ritirò nel XIV secolo. Nella chiesa stessa esiste un piccolo ambiente rettangolare utilizzato dagli eremiti come alloggio. Non è tutto: un affresco di S. Maria de Equo presenta S. Antonio abate che indossa l’abito da eremita (3).

Santa Maria del Piano – 1917

Abbiamo a disposizione interessanti – e curiose – notizie su un eremita originario di Monteleone di Spoleto (4),  vissuto tra Settecento ed Ottocento, grazie ad un paio di articoli di medicina, riguardanti i penosi disturbi che lo afflissero nella parte terminale della sua esistenza.

Il buon uomo è definito nei due pezzi come “settuagenario, di cachettico temperamento”; di lui si dice che per la maggior parte dell’anno si nutriva di “pomi di terra, ed erbaggi” (patate ed ortaggi) e che fu a lungo affetto da calcoli alla vescica.
Quello che gli accadde in seguito, tuttavia, merita d’essere raccontato. Nel settembre del 1830 cominciò ad avvertire fortissimi dolori alla vescica, accompagnati da senso di pesantezza, prurito all’uretra e  “stranguria” (ovvero emissione difficoltosa e dolorosa di urina).

I disturbi furono trattati con salassi, clisteri e impacchi caldi, che parvero eliminare le difficoltà orinarie.
Dopo un mese, il poveretto si ritrovò nella situazione iniziale; mentre il medico che lo aveva in cura ipotizzava la presenza di calcoli alla vescica e stava preparandosi ad operarlo, il paziente rilasciò urina mista a sangue.

Provò subito dopo una sensazione stranissima, come di solletico nell’uretra, tanto che sembrò scorrergli nel canale un corpo levigatissimo. Dopo diversi sforzi, l’anziano eremita non fu più molestato dal fastidiosissimo e insopportabile prurito, essendosi liberato con un’altra emissione di urina di due “vermi lumbricoidi” (5).


NOTE

(1) La denominazione potrebbe apparire strana, essendo la costruzione posta lungo una via di comunicazione piuttosto trafficata; si deve tenere presente che la viabilità antica si trovava dall’altra parte della valle, dove – non a caso – si trovano molti centri abitati. La nuova strada fu costruita tra il 1880 e il 1890; cfr. AA. VV., L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina – Il Nursino – Il Casciano, Roma, Edindustria, 1977, p. 20.

(2) Ivi, p. 51.

(3) SIMONA OLIVETTI VANNOZZI, Santa Maria de Equo, «La Barrozza», anno IV, n. 2, estate 1995.

(4) In uno degli articoli, l’eremita è detto originario di “Monteleone di Cascia”, denominazione che nell’Ottocento era utilizzata accanto a quella di Monteleone di Spoleto; cfr. ATTILIO ZUCCAGNI ORLANDINI, Dizionario topografico dei comuni compresi entro i confini naturali dell’Italia, Firenze, Società Editrice, 1861, p. 682

(5) Patologia clinica, «Gazzetta di Terapeutica medico-chirurgica», 1836, n. XII, pp. 89-90; STEFANO DELLE CHIAIE, Elmintografia umana ossia Trattato intorno agli entozoi ed a’ morbi verminosi, Napoli, Stamperia e cartiere del Fibreno, 1844, p. 124.