Interessante il progetto “La Biblioteca del Grano”, promosso dalla Pro Loco (anche qui una pro loco…) di Caselle in Pittari. Non pensate a scaffali polverosi sui quali riposano libri che pochissimi sfoglieranno, si tratta di una biblioteca vivente: un campo in cui sono state seminate antiche varietà di grano per recuperarle dall’oblio a cui erano destinate: 17 rare sementi di grano, segala e ora anche del nostro farro.
La semina (foto Michele Sica)
Una esperienza simile, nel lontano 2003, per far conoscere agli scout del famoso campo della miniera di Ruscio, le nostre colture tipiche, era gia’ stata fatta. Grazie alla collaborazione del Prof. Mario Falcinelli della Universita’ di Perugia e alla disponibilita’ dell’Azienda Agricola Isidoro Peroni, piantando, in strisce di terreno adiacenti al fine di agevolare un confronto comparativo, le piantagioni di roveja, tritticum spelta, tritticum monococco, cicerchia, grano saraceno, lenticchia, farro e lupinella.
La domenica 11 novembre 2012, giorno San Martino – citato in Cilento oltre che per il più famoso adagio sul mosto e il vino per il proverbio: A San Martine semina pure ngule a gaddina (A san Martino semina anche in culo alla gallina, cioè ovunque vuoi è il momento giusto per farlo) – si e’ dato inizio alla semina del campo della Biblioteca del Grano. Un progetto colturale e culturale che accoglie quest’anno ben 17 varietà di grani. E’ così che la prima esigenza è quella di tracciare un disegno del campo, una forma che consentirà di attraversare quest’esplosione di biodiversità che racchiude al suo interno il progetto di recupero dei grani antichi autoctoni e la messa a coltura di ulteriori grani e cereali antichi che quest’anno provengono da vari e diversi territori, alcuni anche molto lontani.
Nasce una spirale divisa per sezioni: si inizia con la Ianculidda, grano tenero, la Risciola, antico grano tenero, la Trimunia e la Saragolla, antichi grani duri; c’è l’antico Farro di Monteleone di Spoleto; c’è la Segale di Sanza in dialetto cilentano conosciuta come jurmano e il Granofarro di Torre Orsaia ; c’è l’Orge de Finisterre, un orzo della Bretagna, una Segale della Lettonia; ci sono ancora quattro grani duri provenienti dalla Lucania: il Capelo, Qadrato, Simeto e Svevo; c’è il Senatore Cappelli; al centro della spirale c’è la Russulidda, antico grano tenero autoctono di Caselle.