I dicembre 2006: come ormai da alcuni anni mi siedo in poltrona davanti alla TV pronto ad assistere alla presentazione del 90° Giro d’Italia con la speranza che tocchi luoghi facilmente raggiungibili, che mi consentano di poter assistere per la prima volta dal vivo ad una tappa.
Esplode la cartina dell’Italia ed immediatamente mi rendo conto che 6° tappa Tivoli – Spoleto potrebbe rappresentare l’occasione che aspettavo. Vado in Internet e con mia grande sorpresa trovo riportata l’altimetria, che vedete riportata qui sopra.
Allora è vero! Il Giro d’Italia passa a Ruscio!
Gli organizzatori, per non creare equivoci, hanno pensato bene di riportare il nome del nostro amato paese in bella mostra. Immediatamente un’idea: bisogna pensare ad uno striscione e magari ad una scritta (tipo RUSCIO SALUTA IL GIRO) in terra davanti all’osteria di Pietrino.
Penso che lo spirito del Giro d’Italia si avvicini molto alla nostra idea di Ruscio: entrambi rappresentano quello spirito semplice e allegro di festa di popolo, pertanto, invito tutti i ciclisti (Andrea Perugini, Marco Ventura, Marco Vannozzi e la giovane promessa Valerio..) e non a venire a Ruscio il 18 maggio per poter organizzare una bella festa al transito della carovana del Giro.
Finisco le mie brevi note precisando che, pur dando la mia piena collaborazione elle eventuali iniziative di “saluto” del Giro a Ruscio, io, il 18 maggio, assisterò al passaggio della tappa in cima al Terminillo…lo devo fare per una persona che non c’è più, che come me amava il Giro d’Italia ed amava Ruscio. Tutto nasce a metà degli anni ‘80 (quando ancora correvano ciclisti come Chiappucci e Indurain).
Il Giro, pur non passando direttamente a Ruscio, transitava per il Terminillo e, in quella occasione, potei assistere ad un lungo conciliabolo tra Stefano Peroni ed Andrea Agabiti, entrambi ferventi ciclisti, sulle difficoltà della tappa e su come la strada percorsa dal Giro ricalcasse almeno in parte quello che loro consideravano il “TAPPONE DOLOMITICO”, ovvero la scalata del Terminillo dal versante di Leonessa.
Ricordo ancora l’entusiasmo di Andrea ed il mio rammarico, per non poter comprendere appieno i loro racconti e la loro eccitazione.
Capirete, quindi, che per me assistere al passaggio dei ciclisti in cima al Terminillo è un modo per sentirmi vicino ad amico, ma, soprattutto un modo per attenuare il rimorso di non esser riuscito a condividere con lui (penso che sia stata una delle poche cose) la gioia del raggiungimento della vetta.