In memoria di Clara, vittima di femminicidio

By proruscio

Siamo a Monteleone di Spoleto, un paese di poco più di 500 anime immerso nelle vette appenniniche e lontano da tutto. Vivere in un posto del genere è rassicurante sotto certi versi perché ascoltando i vari notiziari e le atrocità che ci vengono raccontate si ha la sensazione che certe cose, qui, non accadano e non possano accadere.

La storia smentisce quest’illusione di sicurezza. Abbiamo gli stessi problemi che ha il resto del mondo. Negli ultimi mesi si è parlato spesso di femminicidio, ad esempio. Purtroppo non siamo al sicuro neanche in un paese così piccolo dalla violenza di genere.

Quante volte sentiamo di nostre concittadine che subiscono violenze domestiche, quante volte sentiamo storie di molestie o abusi che avvengono nelle nostre zone; quante volte abbiamo sentito venisse fatta giustizia invece?

Durante la giornata del 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne) a Monteleone è stata inaugurata la Panchina Rossa dedicata a Clara Morlunghi, morta di femminicidio a Monteleone di Spoleto nel febbraio del 1972.

Clara era un’ostetrica, al tempo si diceva “levatrice”. Aveva vinto un concorso ed era stata assegnata a Monteleone e dintorni per svolgere il suo mestiere nel 1965. In quei 7 anni, oltre a diventare una figura fondamentale per la popolazione aveva anche messo su famiglia, si era sposata ed aveva avuto un bambino.

Di lei si parla come di una persona amorevole e dedita al lavoro, sentiva una grande responsabilità per il suo ruolo ed è stato proprio questo a condurla alla morte.

 Panchina Rossa a Monteleone, dedicata a Clara,  25/11/2023

La sua relazione con il marito era molto conflittuale tanto da portarla a prendere la corriera ed allontanarsi proprio da quel marito che la maltrattava. Tornò indietro assicurandosi che suo figlio fosse al sicuro in collegio. Amava il suo lavoro, le piaceva la sua comunità.

Quando tornò disse di non aver paura di suo marito, anche se questo dormiva con un coltello sotto al cuscino.

L’indomani, il maritò andò dai carabinieri a confessare il delitto (1).

L’ha uccisa con violenza strappandole per sempre la possibilità di vivere.

A Monteleone di Spoleto è avvenuto un femminicidio, in questo piccolo angolo di paradiso dove nulla accade per Clara Morlunghi si è trasformato nel suo inferno.

 Decreto di approvazione della Graduatoria del Concorso per ostetrica condotta nella provincia di Perugia, la nostra Clara si classificò terza in graduatoria, Gazzetta Ufficiale. della Repubblica Italiana, 07/05/1965 pag. 2060

A Lei, a tutte coloro che subiscono violenze solo perché sono donne, è stata dedicata la panchina rossa, posizionata proprio all’ingresso del nostro borgo medievale perché tutti la possano vedere e riflettere. La panchina rossa è un simbolo, il colore rosso richiama il sangue versato, il sangue caduto; la panchina invece è rappresenta il posto occupato da una donna che non c’è più a causa della violenza.

Assieme alla panchina rossa durante la giornata internazionale contro la violenza degli uomini sulle donne è stata posizionata un’altra istallazione lungo le scalinate che conducono al campanile: tantissime scarpe femminili, rosse. Le scarpette rosse sono un richiamo all’idea dell’artista messicana Elina Chauvet che voleva denunciare gli abusi sulle donne e il femminicidio. Dal 2009 le scarpette rosse sono diventate il simbolo della lotta per i diritti delle donne e contro la violenza di genere.

Quello che oggi vogliamo fare è denunciare la violenza e promuovere uno stile di vita che sia più equo e sicuro per tutte le donne del mondo, partendo dal nostro piccolo, dalle nostre case, le nostre figlie, cugine, zie, madri, amiche, conosciute e sconosciute. Partiamo dal nostro paese per arrivare, un giorno (si spera non troppo lontano), a tutte le società e tutto il mondo.

(1) Leggiamo nell’articolo “Una “mimosa” per tutte le donne uccise negli ultimi quaranta anni” del 08/03/2023, pubblicato sul sito Umbria Umbrialeft.it: ” Clara Morlunghi fu freddata con una fucilata a Monteleone di Spoleto dal coniuge ossessionato dalla gelosia, tanto da metterle davanti, prima di ucciderla in camera da letto, un foglio di quaderno e una penna e da intimarle: “Scrivi i nomi dei tuoi amanti”.