In ricordo di Quinto Poli

By proruscio

Carissimi Lucia, Enza, Ida e Maria è sempre arduo attribuire alle parole quel giusto e corretto significato per tentare di descrivere i  sentimenti, non solo di amicizia ma anche di sincera commozione e gratitudine, che la Comunità di Ruscio ha avvertito partecipando affettuosamente al vostro immenso dolore per la perdita di Quinto, marito e padre esemplare, e compaesano generoso.  La difficoltà non ci deve comunque impedire di ricordare, attraverso le pagine del nostro notiziario “La Barrozza”, la figura di un nostro concittadino che, pur costantemente preso dal suo impegno di lavoro, non ha mai cessato di pensare al suo paese nativo.

Di Quinto ci occupammo in passato  in occasione della stesura del libretto realizzato per la Festa in onore della Madonna Addolorata del 23 Agosto 2009.

Nelle pagine dedicate ai “i RUSCIANI che attualmente svolgono attività, sia a Ruscio che a Roma, nei diversi settori del commercio e che si sentono fortemente legati alla loro terra di origine e dalle cui radici hanno tratto quel senso di sana laboriosità, di costante volontà e di decisa determinazione nel costruire  il loro successo nel lavoro e nella vita.”  non potevamo certamente non parlare anche di Quinto Poli.

Di lui scrivemmo:
“Quinto Poli, figlio di Ercole e Innocenza Giovannetti, nel 1947, all’età di 13 anni, lascia Ruscio e i lavori agricoli per lavorare il carbone e la legna presso il negozio dello zio Diamante Poli.
Nel 1955 ha aperto una attività commerciale a Città Giardino di imbottigliamento del kerosene in latte con la collaborazione della Società API.
Nel 1964 apre un negozio sulla Via Nomentana di carbone e legna e per la gestione del combustibile per il riscaldamento.

Nel 1972, avendo fortemente incrementato l’attività di fornitura del combustibile e non potendo più gestire elevate quantità di carburante, per ovvi motivi d sicurezza, dopo aver acquistato, tramite l’ausilio del padre,  un terreno a Guidonia, ha trasferito tutta la sua attività costruendo in Via Montenero 15, all’altezza del Km 15 della Via Nomentana, un grande magazzino-deposito di combustibili per riscaldamento e per autotrazione. Sempre nel 1972 passa alla collaborazione con l’AGIP che, per la sua attività, nel 1984 gli riconosce un premio “fedeltà” di 80 milioni.

Con la collaborazione dei figli ha dato vita anche ad una attività di costruzione e vendita , sempre nella zona di Guidonia, di edifici commerciali di ampie metrature e su diversi piani “
Di  quella circostanza ho il ricordo di un uomo sereno, contento di rivivere i momenti più importanti della sua vita professionale, raccontati con  voce calma e pacata ma che, nel contempo, esprimeva il  carattere deciso e l’orgoglio dell’uomo che ha dovuto superare numerose difficoltà e grossi sacrifici prima di raggiungere il successo nella sua attività.

La sua voce si fece più flebile soltanto quando fu preso dalla commozione nel ricordare la collaborazione di suo figlio, prematuramente scomparso, a cui aveva dato il nome di suo padre, Ercole.

Ma al di là del suo profilo professionale, ricco di impegno e di laboriosa attività, di Quinto mi piace sottolineare il suo animo sensibile ai problemi degli altri e il suo carattere generoso.

Di lui ho un lontanissimo ricordo, di quando avevo 5 anni, che mi piace segnalare. Durante il periodo della guerra, ritenendo di evitare i pericoli dei bombardamenti su Roma, tutta la mia famiglia trascorse molti mesi, tra il 1942 e il 1943, a Ruscio.  In quel periodo, frequentando le scuole elementari di Ruscio, Quinto e mio fratello Paolo, coetanei, divennero molto amici.
Un giorno, mentre camminavo insieme a loro per le fangose strade di Ruscio, misi i piedi in una pozzanghera sporcandomi le scarpe. Mi misi a piangere e Quinto allora mi aiutò a ripulirmi evitandomi così un sicuro castigo da parte di mia madre. Un piccolo episodio, insignificante per molti, ma che contribuisce a evidenziare l’attenzione di Quinto, fin da giovane, ai problemi degli altri e che mi è tornato alla mente, di recente, in occasione della visita che gli abbiamo fatto, io e Vittorio, poco prima di Natale ultimo scorso.

Avevamo annunciato la nostra visita per telefono e ci attendeva seduto nel suo ufficio, un po’ affaticato ma sereno e desideroso di parlare delle cose di Ruscio. Parlammo a lungo di tante cose che riguardavano il nostro bel paese, era presente anche la figlia Ida, ed in particolare si interessò della sistemazione dell’Asilo di Ruscio invitandoci a proseguire nell’opera di sistemazione dell’edificio ed elargendo, da par suo, per questo scopo, un generosissimo contributo.

Quando ci siamo salutati eravamo tutti un po’ commossi, e stringendoci la mano ho avvertito la forza del suo carattere nell’affrontare una malattia tanto feroce e nel contempo la serenità del suo animo nella convinzione di aver portato a termine il compito che gli era stato assegnato dal destino.