Continuiamo, imperterriti qualcuno potrebbe dire, a discutere dello sviluppo economico e, di conseguenza sociale del nostro territorio. Lo abbiamo gia’ detto: la Redazione ha raccolto la “sfida” dell’ormai famoso articolo di apertura di Natale 2008 (numero davvero storico per la nostra “testata”); in questo numero, e nei prossimi, andremo ad intervistare i promotori delle Cooperative di lavoro che, nel corso degli anni, hanno tentato, grazie all’imprenditorialita’ dimostrata da qualcuno, di creare una nuova opportunita’ di lavoro e di crescita economica per il paese.
A loro va’, dovrebbe andare, sicuramente, al di la’ degli esiti, spesso sconfortanti, il plauso di una intera comunita’.
La Redazione
Intervistiamo la Sig.ra Marianna Cicchetti, all’epoca VicePresidente della Cooperativa La Mimosa.
D: Chi furono i precursori della Cooperativa, come e’ andata sviluppandosi l’idea di creare una Cooperativa che si occupasse di maglieria?
L’idea di riunire giovani ragazze disoccupate di Monteleone in una Cooperativa per intraprendere un’attività lavorativa, ci è stata suggerita da Luigi Carbonetti che ci propose un corso di maglieria. Con il supporto normativo e amministrativo della Lega Nazionale Cooperative di Perugia, fu organizzato un corso di formazione, non retribuito, che si svolse nei locali dell’ex Asilo Parrocchiale di Ruscio, messoci a disposizione dall’allora parroco Don Sestilio Silvestri, da subito entusiasta del progetto. Con lui e l’insegnante di maglieria di Ceselli, “la maestra Rita”, festeggiammo la fine del corso in una memorabile cena al Ristorante Edelweiss di Leonessa.
Il Corso duro’ ben sei mesi; grazie al contributo finanziario della Regione Umbria,riuscimmo ad affittare i macchinari e i filati necessari alle esercitazioni pratiche previste.
Eravamo contente di aver imparato un nuovo “mestiere”, che ci permetteva di realizzare capi di maglieria, e sicure di poter portare avanti un lavoro che ci permetteva di guadagnare.
Così si concretizzo’ l’idea di costituire una Cooperativa, modalita’ di lavoro del tutto nuova per noi sia nella forma che nella responsabilità, perchè eravamo padroni e lavoratori nello stesso tempo.
Difficolta’ grandi e piccole sicuramente, nel corso della vita della Cooperativa ci furono, ma trovammo la forza e la determinazione per superarle.
La Cooperativa “Mimosa” s.r.l. fu costituita il 05/03/1979 con atto a rogito Notaio Imbellone, da 10 socie, che contribuirono al capitale sociale ciascuna con un versamento di £10.000 (diecimila). Presidente fu eletta Giuseppina Ceccarelli, mentre io fui nominata vice presidente.
D: Con quali mezzi avete iniziato?
Abbiamo iniziato la lavorazione nei locali dell’ex scuola elementare, gratuitamente messaci a disposizione dal sindaco Romano Giovanetti. I sei macchinari necessari alla partenza di questa avventura cooperativa, la prima che vide mai la luce nel nostro Comune, furono forniti in comodato gratuito dal maglificio di Perugia.
Non ci sono parole per descrivere la soddisfazione della acquisizione della nostra prima “commessa”: la società “” Malbe” ci consegno’ i filati per il primo lavoro. Cosi’ iniziammo…
D: Puo’ descrivere l’attivita’ svolta, le commesse attivate, i risultati economici raggiunti?
Per i primi mesi, necessariamente, lavorammo senza percepire alcuna retribuzione. C’erano tanti aspetti amministrativi da capire e da “rodare”: come effettuare le turnazioni previste, come gestire equamente le malattie e le ferie, i permessi retribuiti, e poi la contabilita’, i pagamenti delle fatture, ovviamente slittati in avanti rispetto alla consegna dei lavori… molti aspetti a noi sconosciuti, ma poi, entrate nel meccanismo, riuscimmo a … decollare.
Ci dotammo di un valido regolamento interno e uno stipendio “decente” in base alle ore e i giorni lavorati da ciascuna; il mio primo “stipendio” è stato di 130.000£.
Poi, appena assestata la Cooperativa, inoltrammo varie richieste a Enti pubblici per cercare di ottenere contributi finalizzati all’acquisto di macchinari di nostra proprieta’, resi necessari dall’incremento delle commesse e del lavoro.
E ci riuscimmo: avevamo un parco macchinari di proprieta’, in grado di svolgere tutte le fasi di lavorazione, dalla realizzazione del primo campione, allo stiraggio e imbustaggio.
Avevamo raggiunto un ottimo livello, riconosciuto dalla clientela, che vedeva nella “Cooperativa La Mimosa” un valido partner, un gruppo di lavoro coeso e in grado di far fronte a “picchi” di ordini, rapidamente e con risultati di grande qualita’.
D: Quale era il mercato di riferimento?
Principalmente la nostra attivita’ era legata alle commesse acquisite con i piu’ importanti maglifici di Perugia detentori di marchi famosi quali Ellesse, Skipper, Hemmond. In particolare, avevamo instaurato un rapporto preferenziale con una ditta di Firenze, la Rutert.
Con questa importante azienda abbiamo svolto lavori molto particolari: realizzavamo i campioni dai disegni di un loro stilista e che noi sentivamo come nostre “creazioni”. Una grande soddisfazione che, insieme alla consapevolezza di aver realizzato una attivita’ “nostra”, era di sprone ad andare avanti , nonostante molte difficolta’.
D: Quando si concluse l’esperienza della Cooperativa?
La Cooperativa “La Mimosa” s.r.l. è stata messa in liquidazione il 10 aprile 1984.
D: Quali sono state le cause, secondo Lei, della chiusura di tale attivita’ economica?
La nostra Cooperativa concluse la propria attivita’ dopo circa sei anni.
Una delle cause determinanti fu la chiusura della Rutert, che rappresentava gran parte delle nostre attivita’.
Abbiamo cercato di acquisire altre commesse, ma iniziava un periodo di crisi, ancora oggi non risolto, del resto: molti maglifici cominciavavano a chiudere e mettevano, necessariamente tutto l’indotto in gravi difficolta’.
Inoltre, alcune ragazze della Cooperativa si erano sposate, e iniziavano a creare le loro famiglie.
Con una famiglia sulle spalle era difficile conciliare il lavoro nella Cooperativa, anche in considerazione del livello non molto alto di retribuzione.
Sicuramente la Cooperativa non chiuse per problemi interni all’organizzazione e alle ragazze partecipanti: la nostra struttura di offerta era per lo piu’ mono-cliente, le difficolta’ incontrate dalla Rutert, e la successiva sua chiusura, si ripercossero direttamente sulla nostra azienda, non strutturata per ricercare nuove e redditizie commesse sul mercato, che, del resto, si trovava ad affrontare una grave crisi. Da non sottovalutare che, ricercando commesse da aziende piu distanti, i costi di trasporto diventavano spesso insostenibile [all’epoca non esisteva neanche il traforo di Sant’Anatolia verso Spoleto n.d.r.] e mettevano le nostre proposte economiche fuori mercato.
D: Sarebbe ancora attuale una Cooperativa che svolgesse la medesima attivita’?
Due sono gli aspetti da considerare, per rispondere alla domanda de “La Barrozza”: lo stato del mercato e l’ambiente sociale di Monteleone.
Oggi, il mercato del tessile, e specialmente le attivita’ svolte da piccole aziende dell’indotto, quali ad esempio terzisti e aziende su commessa, non e’ piu’ redditizio. Le lavorazioni, spessissimo sono state esternalizzate ed esportate all’estero, in paesi dove il costo del lavoro e’ molto piu’ basso che in Italia, ed inoltre, lo sviluppo tecnologico ha permesso la realizzazione di macchinari che riescono a svolgere completamente il ciclo produttivo, riducendo al minimo l’intervento umano.
Per questo motivo, non sarebbe piu’ ipotizzabile aprire una Cooperativa di maglieria come la nostra.
Per quanto attiene all’ambiente sociale di Monteleone, con dispiacere occorre evidenziare come la struttura organizzativa di Cooperativa non si adatti alla nostra mentalita’.
Occorre, per costituire e vivere la realta’ di una azienda cooperativa, una maturita’ sociale purtroppo non raggiunta dalla nostra collettivita’: ben diverse sono le regole del lavoro cooperativo rispetto al lavoro di proprieta’ o di dipendenza!