Culto e persistenza di un’iconografia popolare
La fedeltà e l’affetto dei nostri frati per la cosiddetta Madonna della Misericordia ha un’importante testimonianza nella bella immagine della chiesa di San Francesco in Monteleone di Spoleto.
Appartenente alla decorazione pittorica della chiesa primitiva, in seguito alle trasformazioni strutturali e dopo la suddivisione del sacro edificio in due ambienti, il prezioso affresco mariano è attualmente visibile nella parte sottostante della chiesa. Probabilmente serbata dall’occultamento grazie alla rilevanza del culto tributatole, i frati predisposero la realizzazione di una nuova ed apposita cappella a lei dedicata, persistente fino al XVII secolo, quando la famiglia Rotondi fece costruire l’altare barocco dedicato a Sant’Antonio da Padova.
Nell’opera di edificazione del nuovo altare, avanzato e posto a filo del muro sinistro della navata centrale della chiesa superiore si creò quindi nel retro del medesimo, un nuovo ambiente, in un primo momento chiuso e successivamente utilizzato per dare un’ accesso diretto dal chiostro agli ambienti conventuali. Per far questo l’originaria cappella venne quindi tagliata praticando due passaggi consequenziali e scialbando le pareti del nuovo vestibolo.
Pertanto, l’affresco della Madonna della Misericordia, non più visibile all’interno dell’intercapedine creata, cadde nell’oblio della dimenticanza. Un’ulteriore raffigurazione (poi tagliata e coperta da successivi interventi ed ampliamenti) della Madonna della Misericordia venne realizzata ad affresco, anche nella chiesa superiore. Ne restano oggi labile testimonianza presso l’ingresso, a sinistra in luogo di una nicchia ricavata nel muro dove è collocata una statua lignea di S. Antonio Abate.
Crocifisso Processionale, lanterne e tela addossati all’affresco quattrocentesco, foto di Stefano Vannozzi
Tornando al nostro discorso, negli anni quaranta del secolo scorso il convento fu adibito ad asilo infantile e deposito/armadio farmaceutico gestiti dalle nostre brave suore di Bordeaux. Si era nel periodo di guerra e le suore avevano l’incarico della distribuzione dei medicinali. Si pensò dunque di aprire uno sportello comunicante con l’esterno, in modo che le persone potessero prendere il necessario senza entrare nel convento. Ricordo bene che, quand’ero bambino, mia madre mi mandava a comperare le medicine a questo sportello, cui io appena arrivavo essendo esso posizionato ad una certa altezza dal suolo. Quando non fu più necessario, venne richiuso.
Qualche anno fa, (2000) nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione, ci si accorse della presenza nel vestibolo di passaggio posto sul retro dell’altare di Sant’Antonio e di ampie tracce pittoriche. Furono lì ritrovati i resti dell’affresco della Madonna della Misericordia, ancora recante l’ornato della originale cappella quattrocentesca e si iniziarono i primi interventi di restauro conservativo, documentati da una prima opera di preconsolidamento e risarcitura delle parti d’intonaco perdute, attraverso un primo “rinzaffo” di malta opportunamente stilata per la stesura dell’ultimo strato superficiale atto a risarcire le lacune e dare una visione più integrale all’insieme.
In realtà ad una migliore disamina il soggetto potrebbe riferirsi anche o meglio, ad una Madonna della Visitazione poiché per quanto visibile l’affresco sembra raffigurare Maria assisa in trono con il bambino, ai cui piedi sono gruppi di fedeli di varie età e divisi in due gruppi, (per chi guarda)uomini a sinistra e donne a destra.
Ad ogni modo questo primo intervento è rimasto da allora bloccato per motivi a noi ignoti, forse tecnici o finanziari.
Attualmente l’ambiente buio con grossi problemi d’umidità è utilizzato come passaggio e ripostiglio di oggetti sacri e lampade processionali. Gli affreschi della parete e nella volta sono soggetti a distacco ed occorrerebbe almeno un sollecito intervento di consolidamento.
L’opera resta ancora del tutto inedita e neanche la più recente opera del già Parroco D. Angelo Corona sul complesso, ne fa alcuna minima menzione.