Ascoltando per caso una spiritosa canzoncina cantata da Nino Manfredi, intitolata la “panzanella”, mi è venuto in mente il rituale della panzanella che si faceva a Ruscio in occasione di particolari merende che si tenevano nei caldi pomeriggi estivi.
L’occasione era data da una preannunciata visita di nipoti “romani” in villeggiatura a Ruscio da Zì Antonio. Si stendeva una bianca tovaglia grezza e profumata sul nudo tavolo quasi sempre unto; si preparava una grossa insalatiera nella quale venivano poste le fette di pane preventivamente bagnate, sopra le quali venivano, di solito, strusciati pezzi di pomodoro.
Si versava, quindi, olio, sale ed erbetta (“lu beccamortu”)…… Mio nonno, intanto, era sceso in cantina a prelevare un fiasco di vino dalla damigiana impolverata, dopo averlo aspirato con la ormai logora cannella di caucciù; da una mano il fiasco, dall’altra una mezza caciotta di vacca stagionata, con una certa soddisfazione dipinta sul viso posava il tutto sul tavolo.
Intanto le donne di casa avevano predisposto i piatti, i bicchieri e i tovaglioli di lino delle grandi occasioni e quindi aveva inizio la merenda con la panzanella.
Pietanza di poco conto ma occasione per scambiarsi notizie e curiosità tra parenti duranti i caldi pomeriggi estivi.