Chi frequenta il “campetto” lo sa: la grande “sarce” (salce) dietro la porta del campo di calcio, lato-corno, ne ha prese di pallonate. Ha resistito ai tiri di cannonieri della portata di Marco “Piccaru”, di Sergio “Lu barone”, di Pietro “il gigante”, di Massimo “er capone”, di Guerino Perelli, tutti campioni locali che spesso hanno “potato” la sarce a suon di goals mancati.
Il Consigliere Roberto Arrigoni sulla storica "sarce"
La vecchia sarce ha svolto anche un lavoro oscuro: ha protetto il campetto dalle piene del Corno, trattenuto con le sue radici, come una mano amica, la terra che la forza dell’acqua voleva strapparle.
Probabilmente, di età secolare, è stata sicuramente silenziosa testimone della nascita del campetto e di tutti gli sforzi dei volontari della Proloco che nel corso degli anni hanno trasformato quel triangolo di terra in uno dei patrimoni della comunità di Ruscio. Ora per motivi di età e per necessità di sistemazione dell’area giochi (frequentatissima) è stata mandata in pensione.
Queste poche righe di sentimentalismo “alla rusciara” non vogliono attribuire necessariamente ai vegetali un’anima, così come avviene in noto romanzo di successo (“L’albero” di Guido Mina di Sospiro), ma, semplicemente, rinforzare ancora di più quella coscienza ecologica che la nostra comunità ha dimostrato di avere (vedi giornata ecologica, parco del Corno e altre iniziative) e di voler coltivare ancora.