Panorama complessivo del campo di prigionia di Ruscio (fine anni ’40)
L’interessante esperienza del Laboratorio Didattico di Ruscio, organizzato dall’ISUC, con la collaborazione della Associazione Pro Ruscio, riprende anche per l’Anno Scolastico 2015 – 2016.
L’Associazione Pro Ruscio, per coadiuvare l’ISUC in tale attivita’ didattica, ricerca giovani di Ruscio, Monteleone Trivio e dintorni, disponibili in alcune giornate dei prossimi mesi di Aprile o Maggio 2016, a svolgere, a seguito di un momento formativo un ruolo di tutor agli studenti che parteciperanno ai Laboratori, Per info scrivete a info@proruscio.it.
Coinvolte numerose Scuole secondarie di primo e secondo grado della Bassa Umbria e del Reatino che avranno tempo fino al 30 novembre per prenotare il Laboratorio.
Il Laboratorio, già sperimentato con successo l’anno scorso con scuole della Valnerina, mette a tema le vicende relative all’impiego di prigionieri civili e militari per il lavoro obbligatorio nelle miniere di lignite dell’Umbria e nei lavori di sistemazione di impianti idrici nel Reatino.
Articolo del "Il Giornale di Rieti" del 6/11/2015 – Clicca sull’immagine per ingrandirla
Articolo del "Il Giornale di Rieti" del 6/11/2015 – Clicca sull’immagine per ingrandirla
Articolo del "Corriere dell’Umbria" del 17/11/2015
" Se una guerra sostanzialmente perduta ha confinato per più di mezzo secolo in una dimensione familiare le vicende dei prigionieri di guerra italiani sparsi nei campi di concentramento di mezzo mondo, opportunità politiche e voglia collettiva di dimenticare hanno relegato quelle delle migliaia di persone provenienti dagli eserciti Alleati e dalle terre occupare ad Est dall’Italia fascista tenuti prigionieri nella Penisola, in un limbo storiografico da cui ancora faticano a riemergere.
Eppure attribuire dignità di oggetto storico a questo fenomeno che nella sua complessità, pur con differenti strategie, attraversò tutti i paesi belligeranti durante la Seconda guerra mondiale, non significa soltanto restituire memoria collettiva agli involontari protagonisti di allora ma andare a demolire pregiudizi ideologici e luoghi comuni ancora presenti oggi.
Per restituire profondità storica alla questione occorre considerare come da un certo momento del conflitto tutte le forze in campo si trovarono ad affrontare un problema comune: quello di reperire manodopera a basso costo per le rispettive economie di guerra, dissanguate dalla diaspora di braccia giovani, sottratte al lavoro dai fronti aperti su scala planetaria.
Il testo di supporto al Laboratorio Didattico
L’Umbria negli anni centrali della Seconda guerra mondiale vide impiantarsi nel suo territorio più di una decina di campi di lavoro per prigionieri di guerra, che seguivano la geografia delle miniere e delle cave di lignite. Il campo n. 117 di Ruscio, nel territorio di Monteleone di Spoleto, era uno di questi. Il compito della strategia didattica del laboratorio di storia non è però soltanto quello di implementare su scala locale la conoscenza degli eventi, ma di giungere a tale obiettivo usando i concetti storici in maniera appropriata, contestualizzando i fatti che si ricostruiscono, imparando a riconoscere la complessità storica dei fatti, comprendendo i processi.
E tutto ciò si impara a fare maneggiando documenti e, possibilmente, frequentando i luoghi che offrirono gli scenari agli eventi. Con una consapevolezza da sviluppare: vivere in di guerra provoca sempre una sospensione dei diritti fondamentali della gente. Lavorare per la pace significa difendere i diritti fondamentali di tutti."
tratto da Dino Renato Nardelli, Neri di polvere di lignite Il campo per prigionieri di guerra n. 117 di Ruscio (1942-1943) , ISUC, Perugia 2015.
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