Continua la rubrica nella quale pubblicheremo le più segrete ricette culinarie delle cuoche e dei cuochi di Ruscio. Tra tradizione e innovazione, ma certamente con gli ingredienti della nostra terra… e non solo! La Redazione attende le vostre ricette! Scrivete a info@proruscio.it.
Le rime sparse del nostro Nicola Marchetti ci regalano, o meglio ci suggeriscono, un’altra ricetta tipica delle nostre parti: la cottura e l’uso della carne di cinghiale.
In un altro dei suoi ‘pizzinì propostoci da Maddalena che gelosamente, come altri, lo custodisce ancora, ci descrive minuziosamente una battuta di caccia al cinghiale che dalle nostre parti è effettuata da squadre regolarmente iscritte negli ATC (Ambito Territoriale di Caccia):
CACCIA AL CINGHIALE NELLA VALNERINA
Lungo il Fiume Corno
di Nicola Marchetti
Un tempo la caccia da le parti mie
era di quaglie, starne e di beccacce,
di tordi, lepri ed altre uccellerie
il cacciatore empiva le bisacce.
Ora sti uccelli vanno p’altre vie,
non ci sono più nidi, né più tracce;
il cacciatore dopo sta disdetta
ha riattaccato al muro la doppietta.
Ma chi è paziente e fiducioso aspetta
una caccia più bella e più ideale,
più redditizia, più grossa e perfetta
nelle montagne d’ammazzà il cinghiale.
Esso non è una bestia maledetta
è tutta somigliante del maiale;
se vede l’uomo fugge per paura
ma è il distruttore dell’agricoltura.
Per chi vicino al bosco ha un’aratura,
o puramente un piccol campicello
da lavorarlo tutti hanno paura
ché sti animali gli fanno macello;
dove si seminava per natura
grano turco, biade e faricello
ora di lavorarlo ognuno teme
perché al raccolto non riprende il seme.
Ecco perché il contadino teme
sta razza d’animal tanto dannosa;
al cacciatore prenderlo gli preme
perché è una caccia in verità carnosa;
e così un gruppo riunito assieme
battono la montagna più spinosa,
accompagnati da fedeli cani
un po’ di Monteleone e un po’ Casciani.
S’appostano l’un l’altro non lontani
che si ponno sentir e scambiar voce,
pronto il fucile teso nelle mani
per essere al tiro sicuri e veloci;
quello che si fa oggi anche domani
ché a cena e a pranzo il cinghial si cuoce.
Ne hanno ammazzati una mezza dozzina,
tutta la caccia oltre ‘na cinquantina.
Pietro Marchetti presto la mattina
s’alza per sezionarli quasi tutti,
la parte che gli tocca esso destina,
poi fa salsicce, bragiole e prosciutti,
è una carne gustosa, sopraffina
che quando è cotta certo non la butti.
Te la prepara Paola e Palmira
così gustosa li clienti attira.
Il cacciatore sempre sta a la mira
costeggia il bosco e batte la foresta
vive con ansia, attesa e non sospira
ed oggi per la caccia è una gran festa
esce il cinghiale ed il gruppetto tira,
viene colpito al centro della testa
si vede cadè a terra e non si arregge;
è proprio come a noi dice la Legge.
Ruscio 16/4/1991 – Nicola Marchetti