Una scuola rurale dimenticata
Il vedere segnalata una foto d’epoca con un’insegna dell’Ente Le scuole per i contadini a Ruscio mi ha molto sbalordito, trovandomi di fronte a un argomento da me già trattato in passato e oggetto di mio interesse collezionistico ormai da diversi anni.
Sarà forse un caso, ma sono nato e ho vissuto proprio a Torre Maura, sulla Casilina, in quella che fu la storica borgata di Torrespaccata, dove esiste ancora sia la scuola rurale modello (decorata niente meno che dal famoso artista avanguardista Duilio Cambellotti, 1876-1960), che fu inaugurata dal ministro Pietro Fedele nel 1927, sia il villino del prof. Marcucci, che fu uno dei principali artefici dell’opera.
Retro di cartolina illustrata da Duilio Cambellotti per una serie promossa “a favore delle scuole per i contadini”, archi. Priv. di Stefano Vannozzi, Roma.
Quella dell’Ente è una storia veramente singolare all’interno del panorama della didattica italiana, che il lettore potrà approfondire in altre sedi attraverso il ricco repertorio bibliografico e grazie alle notizie fornite dalla rete web (un veloce spoglio del fondo pubblicato è nel sito “la memoria in rete”, http://catalogo.archividelnovecento.it/).
Merita una visita mirata il poco noto Museo Storico della Didattica a Roma, intitolato a Mauro Laeng, pedagogista (Roma, 15.02.1926 – Teramo, 2004), che ne è stato il primo direttore, seguendo e curandone l’allestimento dalla rifondazione avvenuta nel 1986 fino alla sua scomparsa. Negli ultimi decenni l’istituto ha indirizzato parte delle proprie risorse all’allestimento di mostre documentarie specialistiche, tenute spesso in collaborazione con il MIUR, il Comune di Roma, la Provincia di Roma e la Regione Lazio. L’istituzione pubblica conserva molta documentazione che consente di ricostruire la storia e le vicende dell’Ente Le scuole per i contadini e delle sue attività (1908-1995). L’archivio storico comprende, infatti: tutti i Registri dei verbali che si sono salvati; i registri delle scuole; Partitario asili; una sezione costituita da atti e carteggi vari; Registri di protocollo, Libri di cassa; Prime note – cassa e documentazione attinente alla liquidazione dell’Ente. Inoltre, contiene un’altra rarità: una ricca raccolta fotografica riguardante le scuole, il loro ampliamento e la realizzazione di nuove strutture.
Breve storia delle scuole per i contadini
L’idea di portare la scuola nella campagna, fuori le mura della nuova capitale italiana, e, con essa, l’istruzione e la rinascita sia civile che morale dei suoi abitanti, spesso dimenticati dalla politica e dalle istituzioni, venne promossa nel 1904 in seno alla Sezione trasteverina dell’Unione Femminile Romana (appartenente a una più ampia associazione Lombarda) per opera del suo Presidente, Anna Franetzel – Celli (Berlino, 27.05.1878 – Roma, 28.09.1958), una giovane e aristocratica berlinese, figlia e nipote d’illustri medici.
Carta intestata de “Le Scuole per i Contadini” con emblema dell’ente e fascio littorio, particolare della testatina.Archi. Priv. di Stefano Vannozzi, Roma
Infatti, a seguito delle diverse uscite nelle varie tenute dell’Agro insieme al marito, il noto igienista e mariologo Angelo Celli (al quale, nel 1932, sarà intitolata una scuola a Colle S. Anastasio di Cagli, nelle Marche) per attività di propaganda e prevenzione antimalarica, la signora Celli poté costatare con i propri occhi il grave stato di abbandono della gente bisognosa, priva di ogni conforto umano. Da qui nacque l’ispirazione di provvedere anche allo spirito di quei fanciulli e giovani, utilizzando proprio i pochi luoghi ove era presente almeno una stazione sanitaria della Croce Rossa o del Comune di Roma. Questa iniziativa fu appoggiata e seguita successivamente da diverse amiche della dama, che già si adoperavano nell’assistenza sanitaria delle famiglie più povere e disagiate, fra cui era la scrittrice Sibilla Aleramo (alias Rina Faccio), cui ben presto si unì il compagno e letterato Giovanni Cena (Montanaro, 12.01.1870 – Roma, 07.12.1917), redattore della prestigiosa rivista culturale Nuova Antologia, e infine il pedagogo Alessandro Marcucci (Genzano di Roma, 18.07.1876 – Roma, 11.12.1968), insieme con l’amico Duilio Cambellotti (Roma, 10.05.1876 – Roma, 31.01.1960). Il Comitato, così composto, sostenuto dall’aiuto di alcune famiglie della borghesia romana, si adoperò in ogni modo per compiere quei passi che lo portarono all’apertura delle prime scuole.
All’inizio si sfruttò ogni rudere, capanna o grotta esistente, superando mille difficoltà, spesso dovute anche ad alcuni affittuari delle tenute, che, più di una volta, intervennero per far “sbaraccare” le misere scuole, ritenendole un “inutile lusso ed un vero e proprio pericolo” (… di certo non per le menti dei poveri contadini!).
Nel 1904 è aperta una scuola domenicale e serale all’interno del Castello di Lunghezza, in un locale al piano terra del palazzo appartenente ai Duchi Grazioli, ove anche il Comune aveva tentato di tenere un’aula rurale, ma senza gran successo. Come scrive a distanza di anni il Direttore degli istituti, Marcucci, tale opera era stata tentata “servendosi degli stessi locali di una scuola diurna comunale frequentata da pochi alunni figli di benestanti del luogo: del fattore, del guardiano, del dispensiere, del medico, e di qualche altro che poteva permettersi il lusso di non far lavorare i propri figli. Per i “guitti” la sola possibilità di frequentare la scuola era la domenica…”..
Nel 1905 furono aperte nuove scuole (o meglio capanne-scuole) in tutto l’agro romano, da Pantano Borghese (situata fra le Vie Prenestina e Casilina), a Granaraccio (sulla Via Polense, all’interno del vecchio casale), e per un brevissimo periodo anche alla Marcigliana (sulla Salaria); seguiti a breve da Colle di Fuori (Rocca Priora) dopo un primo esperimento a Carchitti. L’anno seguente è la volta, invece, di Corcolle, in una tenuta dei Principi Barberini; ma non vanno dimenticate anche altre località, quali Due Case, Capobianco (sulla Via Tiburtina), Procoio Nuovo, Cesarina, Palidoro, Cerenova e Farfa.
“Ecco la scuola doveva dare a questi ignoranti e reietti, senza terra, senza anagrafe, una cittadinanza umana e civile. Era questo ben altro assunto che fargli compitare ed eseguire un’addizione! La scuola con tutti i suoi sviluppi diveniva lo strumento non soltanto di assistenza materiale, ma di un’affermazione dei diritti sociali, di una denunzia al mondo civile d’una superstite feudalità tanto più iniqua quanto più si esercitava sotto forma di commercio, all’ombra di qualche articolo del codice” (Marcucci).
Per sostenere l’Ente, specie nei primi anni di vita, il comitato si finanziò spesso sotto forma di autopromozione sociale e con offerte di conoscenti, amici e personalità dell’epoca, fra cui ricordiamo Enrichetta Hertz, Cesare Pascarella, Andrea Costa, Benedetto Croce, Annie Nathan, Leonardo Bistolfi e tanti altri ancora. L’associazione, eretta a Ente Morale a seguito del R. D. 23 gennaio 1921 n. 575, non ebbe vita facile neanche durante il Fascismo, rischiando spesso la chiusura e l’assorbimento, come poi accadde nell’O.N.B.; delegato dal Ministero dell’Educazione Nazionale, riuscì comunque ad aprire, mantenere e spesso costruire numerosi edifici scolastici. Proprio ai primi anni ‘30 del Novecento è, infatti, da ascrivere l’apertura o gestione dell’aula rurale di Ruscio in Monteleone di Spoleto e la realizzazione ex novo della piccola e non lontana scuola elementare di Albaneto di Leonessa (RI), un gioiello di architettura e storia della didattica ancora tutta da studiare e far conoscere. I primi segni di statalizzazione si ebbero con “la notizia del ritiro della delega a gran parte delle associazioni anticipata nel novembre 1933 si tramutò in realtà con il D.M. 15 giugno 1934 che stabiliva, come già detto, il passaggio alle dipendenze dell’Opera Balilla a partire dal successivo anno scolastico fino al compimento del quinquennio (iniziato nel 1931-32 e destinato a terminare nel 1935-36) delle scuole rurali uniche della Lombardia, del Piemonte, del Veneto, della Liguria, dell’Emilia, della Toscana, della Campania e del Molise, gestite fino ad allora dall’Umanitaria, dal Gruppo di Azione per le scuole del popolo, del Gruppo di Azione per le scuole rurali del Piemonte, del Comitato ligure per l’educazione del popolo, dell’Ente nazionale di cultura, dal Consorzio Emigrazione e Lavoro. Rimanevano in funzione le Scuole dell’Agro Romano nel Lazio, in Abruzzo, nelle Marche e in Umbria mentre l’Ente pugliese di cultura poteva continuare a operare in Puglia e Lucania; infine, l’Onair poté mantenere la delega nella Venezia Tridentina, a cui aggiunse la Venezia Giulia. Intervenendo alla Camera nel gennaio 1934 per la consueta discussione del bilancio dell’Educazione Nazionale, il ministro Ercole ringraziò gli enti per la loro opera svolta fino ad allora, citando in particolare l’Ente di cultura nazionale e il Gruppo di Azione per le scuole del popolo di Milano, e al contempo difese la scelta di mantenere la delega a quattro associazioni (Obn, Onair, Ente pugliese di cultura e Scuole per i contadini dell’Agro Romano) per «ragioni locali o speciali di varia natura», rassicurando che su di loro sarebbe stata sempre «operosa e vigile la presenza del controllo statale»”.
Nel secondo dopoguerra, dopo un ulteriore e travagliato periodo seguito da una gestione governativa straordinaria protrattasi dal 06.03.1943 al 08.03.1950, l’Ente delle Scuole per i Contadini, già rinnovato nello statuto (1946), come scrive l’Alatri: “rimase in vita ancora per qualche decennio, ma con il solo incarico di gestire alcuni Asili infantili che aveva contribuito a creare (…) a provvedere al funzionamento delle scuole, ai lavori del personale, aveva favorito il graduale passaggio delle scuole materne che aveva in gestione, alle Amministrazioni comunali locali e, infine, basandosi sugli Art. 26 e 27 del proprio Statuto, deliberava di cessare ogni attività a partire dal 31 agosto del 1978”.
Conclusioni e speranze
Sono certo che la storia della Scuola elementare di Ruscio fra le due guerre mondiali, meriterebbe un giusto approfondimento attraverso la raccolta di fonti scritte e testimonianze orali.
Si potrebbe così giungere a nuove e proficue scoperte, in primis attraverso lo studio di quanto conservato nell’Archivio storico comunale di Monteleone di Spoleto e in quello della vicina Direzione didattica di Cascia “Beato Simoni Fidati” e del Provveditorato di Perugia.
Confido pertanto anche nell’inizio di una reciproca collaborazione fra l’associazione Pro Ruscio e il Museo della Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre, che “non si configura più come un luogo in cui attivare una didattica esemplare a livello nazionale, ma come occasione per costruire una "casa" della memoria destinato a studenti, docenti e studiosi interessati a svolgere ricerche nel campo della storia della scuola e dell’educazione”.
La targa della scuola elementare di Ruscio
Attraverso la fotografia sono riuscito nell’intento di ricostruire, con buona approssimazione, gran parte del contenuto dipinto sulla tabella murale della scuola di Ruscio, che nello scatto è purtroppo solo parzialmente visibile. Si compone di un testo dipinto a mascherina, su un supporto ligneo costituito da più tavole, a fondo bianco, con lettere in caratteri capitali in rosso e in nero; nero era invece il logo posto a sinistra raffigurante un libro aperto e una vanga, simbolo dell’associazione ideato da Duilio Cambellotti. Vi si leggeva: “Le scuole per i contadini / dell’agro romano / Associazione […] / Comitato […] / Scuola E(lementare) […] ||”.
Ricostruzione parziale dell’insegna dipinta della scuola elementare di Ruscio di Monteleone di Spoleto (PG), disegno di Stefano Vannozzi, rielaborazione grafica di Valentina Marino.
A destra è possibile che vi fosse anche l’emblema del fascio littorio, ma non ne abbiamo certezza e pertanto non è stato inserito nell’ipotesi di ricostruzione grafica. L’insegna è databile intorno al 1935, poiché a tale data è certo che nell’intestazione dell’Ente non figurasse più l’intitolazione originaria di scuole per i contadini dell’agro romano e delle paludi Pontine, ma che questa fosse già stata abbreviata in scuole per i contadini dell’agro romano, a seguito della fine della bonifica e dell’inaugurazione di Littoria, terminata con l’istituzione della nuova provincia il 18 dicembre 1934.
La scelta venne operata già con delibera interna all’istituzione con seduta del 18 ottobre 1933, poi confermata ufficialmente dal R. D. del 3 agosto 1933 n.1447.
——————————————————————————–
Bibliografia minima essenziale
Marcucci A., La scuola per gli adulti analfabeti, in «La coltura popolare», n. 2, febbraio 1919.
Marcucci A., L’opera contro l’analfabetismo, in «La coltura popolare», nn. 3, 4, 5, 1922.
Ercole F., Echi del Bilancio dell’Educazione nazionale, in «I diritti della scuola», n. 14, 21, gennaio 1934, p. 224.
Colapinto M., Le scuole per i contadini, estratto, in «La Pedagogia Italiana», anno II, fasc. 8-9, Tipografia Editrice “S. Benedetto”, Cassino, 1935.
Marcucci A., Il lavoro rurale nelle scuole per i contadini, in «Il Lavoro nella scuola del lavoro», supplemento alla rivista Annali dell’ordine elementare, Felice Le Monnier, Firenze, giugno 1941, pp. 58-63.
Marcucci A., La Scuola di Giovanni Cena, Paravia, Torino, 1948.
AA.VV., Cattolici e fascisti in Umbria (1922-1945), Monticone A. (a cura di), Il Mulino, Bologna, 1978.
Ostenc M., La scuola italiana durante il fascismo, storia dell’educazione e educazione politica, Editori Laterza, Bari, 1981.
Nardelli D. R., I lavoratori stagionali e le scuole per i contadini dell’agro romano (1904-1928), in «Poveri in cammino: mobilità e assistenza tra Umbria e Roma in età moderna», Monticone A. (a cura di), Franco Angeli, Milano, 1993, pp.199-211, ISBN 8820479028.
Mencarelli A., Mente e cuore. Scuola elementare e istruzione popolare in Umbria tra Ottocento e Novecento, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1993, ISBN 8871047060.
Mencarelli A., Inquadrati e fedeli. Educazione e Fascismo in Umbria nei documenti scolastici, Università di Perugia, dipartimento di scienze storiche, 5, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, gennaio 1996, ISBN 88-8114-402-6.
AA.VV., A come alfabeto… Z come zanzara. Analfabetismo e malaria nella Campagna romana. Duilio Cambellotti: una parentesi d’arte, catalogo mostra (Palazzo delle Esposizioni, 20 novembre 1998-6 gennaio 1999), Fratelli Palombi, Roma, 1998, ISBN 88-7621-829-7.
Alatri G., Dal Chinino all’Alfabeto. Igiene, istruzione e bonifiche nella Campagna romana, Fratelli Palombi Editori, Roma, settembre 2000, ISBN 88-7621-967-6.
Ascenzi A., Sani R., Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo. L’opera della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo da Giuseppe Lombardo Radice ad Alessandro Melchiori (1923-1928), vita e pensiero, Milano, 2005, ISBN 88-343-1185-X.
Alatri G., Una vita per educare, tra arte e socialità. Alessandro Marcucci (1876-1968), Storia sociale dell’educazione, 17, Edizioni Unicopli, Gorgonzola- Milano, gennaio 2006, ISBN 88-400-1089-0.
Vannozzi S., Il comitato per le scuole dei contadini nell’agro romano. Breve ed intensa storia di un’esperienza didattica intorno a Roma agli inizi del Novecento, in «Sguardi sulla Campagna Romana», Mercanti Editore, Tipografia Artigiana srl, Roma, maggio 2006, ISBN 88-95079-00-0.
Montecchi L., La scuola rurale in Italia dall’età giolittiana alla caduta del fascismo, Università degli Studi di Macerata Dipartimento di Scienze della formazione, dei Beni culturali e del Turismo Corso di Dottorato di ricerca in Theory, technology and history of education, ciclo XXVI contadini a scuola, Macerata, anno accademico 2012-2013