Introduzione
Lo sfruttamento dei giacimenti minerari è regolato da leggi ben definite che sono diverse da Stato a Stato. Il concetto di coltivazione di una miniera nasceva in un periodo in cui le fonti di energia per la coltivazione stessa erano solo quelle delle braccia umane.
Successivamente, la frantumazione della roccia avvenne con riscaldamento seguito da raffreddamento ad acqua. Il vero progresso si ottenne, pero’, con l’introduzione di esplosivi e infine con l’utilizzo dell’energia elettrica, che ha notevolmente ridotto i termini del problema del trasporto in superficie del materiale estratto.
Per ciò che riguarda la modalità di sfruttamento, è necessario fare una distinzione tra miniera e cava. La differenza essenziale consiste nella giacitura del minerale estratto e nel suo valore commerciale. Nella maggior parte dei casi le cave svolgono un lavoro di estrazione all’aperto, mentre le miniere effettuano i lavori di sfruttamento nel sottosuolo; però ci sono molte miniere che utilizzano lo scavo a cielo aperto anziché i lavori in galleria.
La convenienza di impiegare uno o l’altro dei due sistemi è dettata dalla forma e dal tipo di giacimento, dalla massa di materiale estraibile, dalla disponibilità dei mezzi economici per gli impianti di estrazione.
Con la sola eccezione di quella di Pietrafitta, che sarà a cielo aperto fino alla sua chiusura per esaurimento, tutte le miniere umbre sono “coltivate” in galleria. In realtà, in alcune zone, come per esempio a Collazzone, a Narni e a Buonacquisto, si è tentata la coltivazione in superficie ma, data la struttura dei giacimenti umbri, esaurito il poco materiale in superficie si è passati rapidamente all’escavazione delle gallerie.
Dalla ricerca del minerale alla sua estrazione
Lo sfruttamento di una miniera consta di una serie di fasi progettuali ed esecutive differenti. Spesso, pero’, la fase di ricerca e preparazione si svolge in continuum temporale, alla ricerca di filoni e giacimenti limitrofi alla zona gia’ sfruttata industrialmente.
Ø Ricerca e Preparazione
La fase di “ricerca” e’ propedeutica all’apertura della miniera e alle fasi di sfruttamento vero e proprio: è una attivita’ precipuamente di carattere geologico, geofisico e minerario. Lo scopo è quello di accertare la presenza di un determinato minerale, la sua estensione in superficie e in profondità, la forma della massa del minerale, la possibilità di coltivazione.
A questa fase segue quella di “preparazione”. Consta di lavori che hanno il compito di delimitare il giacimento, suddividerlo in sezioni e queste, a loro volta, vengono contraddistinte in livelli di coltivazione e in cantieri. Ogni sezione deve contenere tutti i servizi che comprendono la fornitura di aria compressa, acqua, energia elettrica, i servizi di ventilazione, trasporto e i necessari dispositivi di sicurezza per il personale, spesso, purtroppo questi ultimi sacrificati per motivazioni esclusivamente economiche.
Per la “preparazione” sono necessarie vie di accesso costituite in genere da gallerie di traverso –banco o discenderie o pozzi. Raggiunto il minerale con le gallerie di traverso –banco, si conducono in orizzontale a partire da queste, le gallerie di delimitazione, che seguono il contatto minerale-sterile e si svolgono nello sterile o nel minerale. La loro funzione è quelle di concorrere all’esplorazione del giacimento e servire al carreggio e alla ventilazione. Il lavoro di esplorazione viene completato con fornelli, rimonte e discenderie.
Fig. 1: Metodo di coltivazione per gallerioni
Vengono dunque, definite le “Sezioni” o “Campi di ventilazione” che rappresentano delimitazioni geografiche costituite da quella zona del giacimento che è servita dagli stessi pozzi e trasporti interni, ha lo stesso personale direttivo e un funzionamento autonomo. La sua estensione dipende dalla natura, dalla forma e dalla ricchezza del giacimento.
Ogni campo di coltivazione si suddivide verticalmente in tante zone chiamate livelli di coltivazione o semplicemente livelli. Questi sono distanziati verticalmente da 20 a 100 m, passando dai giacimenti ricchi e scarsamente inclinati a quelli poveri.
Ogni livello è percorso alla base da una galleria principale dalla quale si dipartono gallerie secondarie di carreggio, ventilazione e servizio.
In testa al livello sono disposte una galleria per il trasporto della ripiena e una o più gallerie per l’uscita dell’aria di ventilazione. Tra le due serie di gallerie si sviluppano le traverse orizzontali o inclinate nel caso di mineralizzazione a strati inclinati;queste delimitano i vari quartieri o massicci della miniera e hanno il compito di determinare l‘area di coltivazione da parte di una squadra di operai, di permettere la circolazione dell’aria di ventilazione e del personale, l’evacuazione dei minerali scavati, il trasporto fino al punto dell’impiego del materiale necessario alla lavorazione cioè utensili, macchine da estrazione, vagonetti, esplosivi e materiali d’ armatura.
In generale, dunque, accertata la posizione e consistenza del banco di lignite, si procede con i lavori di tracciamento che consistono nel seguire il banco di lignite scavando gallerie orizzontali a diversi livelli, queste ultime vengono messe in comunicazione tra loro da gallerie in pendenza (discenderie e rimonte) e pozzi verticali, fino a creare una rete detta “quartiere” o “massiccio”. Terminati i lavori preparatori si passa alla coltivazione vera e propria della miniera e cioè all’estrazione del minerale.
Ø Coltivazione ed estrazione
La fase di “coltivazione” è l’insieme dei lavori condotti in una miniera al fine di asportare il minerale utile dal giacimento nel modo più economico, nella massima quantità possibile.
Fig. 2: Schemi di coltivazione della lignite
Molti e diversi tra loro sono i metodi di coltivazione; determinante nella scelta è la profondità e l’inclinazione del banco. Si pratica la coltivazione a cielo aperto quando il minerale affiora in superficie o si trova poco sotto di essa e il banco è privo di inclinazione, come nel caso della miniera di Pietrafitta. Quando il giacimento è in pendenza si utilizzano gallerie inclinate dalle quali partono, a diversi livelli, le gallerie che seguono il giacimento, tecnica usata nella miniera di Collazzone e in altre miniere umbre. Se la profondità è elevata, il banco ha uno spessore consistente e non ha particolare pendenza, si utilizzano pozzi verticali dai quali partono le gallerie di livello, sistema utilizzato per coltivare la miniera di Morgnano.
Le coltivazioni a cielo aperto sono impiegate nei giacimenti in superficie o con leggera copertura di materiali e sono caratterizzate da una notevole economia di costo. Risultano indicate per i minerali a basso valore. L’abbattimento si compie secondo superfici dette fronti di abbattimento o di taglio; l’inclinazione della fronte di taglio è di 30-35° nei materiali più teneri e fino alle verticale per le rocce compatte.
La coltivazione si effettua a gradini, a imbuto, a trincea.
La prima viene applicata quando il fronte di abbattimento assume altezze eccessive, ogni livello è dotato di binari per vagonaggio a mano o meccanico; le comunicazioni tra un livello ed un altro si ottengono piani inclinati o vie carreggiabili con pendenza.
Con la coltivazione ad imbuto si entra nel minerale utile mediante galleria alla base del cantiere, per alcune decine di metri; da questa si stacca un fornello subverticale che viene a bloccare in superficie. A questo punto si effettua l’abbattimento a forma di imbuto attorno al pozzetto, nel quale si fa cadere il materiale scavato. Il metodo consente ingenti produzioni con un minimo di personale. La coltivazione per trincee viene adottata nelle alluvioni metallifere costituenti una coltre più o meno profonda che si estende in superficie. Si scavano trincee di abbattimenti a sezione rettangolare e l’ avanzamento procede verso monte in modo che le acque di infiltrazione possano scorrere via
Per i giacimenti che si sprofondano notevolmente nel sottosuolo o in quelli sepolti da forti strati di copertura di terreni si è costretti alla coltivazione in sotterraneo.
Questa viene eseguita in due diversi modi: per vuoti o per ripiena, a seconda che si lasci vuoto lo spazio occupato dal materiale scavato, oppure si riempiano questi vuoti con altri materiali per evitare frane o cedimenti.
Le principali tecniche di coltivazione della lignite si suddividono in tecniche in sotterraneo e tecniche in superficie. Sono tre i principi fondamentali sui quali si basano i metodi di coltivazione in sotterraneo:
1. Lasciare aperti i vuoti formati con le coltivazioni
2. Far franare il tetto dei cantieri
3. Riempire i vuoti con materiale sterile prodotto in miniera o proveniente dall’esterno
Nei giacimenti metalliferi non vi sono regole generali, la scelta di una metodo di coltivazione dipende da una quantità di circostanze, che si influenzano reciprocamente: nei cantieri con forte produzione di gas, tali da richiedere una particolare ventilazione, al fine di evitare avvallamenti alla superficie, si è ricorso alla messa in posto della ripiena. Questo metodo di coltivazione è stato applicato, ad esempio, nella miniera di Ribolla presso Grosseto, ma non si riscontra in nessuna delle nostre miniere umbre. Coltivare per vuoti vuol dire estrarre quanto più minerale possibile dal filone, senza incorrere nel rischio di crolli. Coltivare con frana (o per franamenti) vuol dire consentire alla roccia incassante di franare, con il duplice vantaggio di una maggiore percentuale di minerale recuperato, rispetto alle coltivazioni a pilastri abbandonati, e di evitare le spese relative alla messa in opera delle ripiene.
Fig. 3: Metodo di coltivazione della lignite con frana naturale
Di contro, tale sistema crea sovente fenomeni di subsidenza. I metodi di coltivazione per franamento sono diversi e prevedono varianti per ogni singolo metodo.
I metodi di coltivazione con frana si possono suddividere in:
– franamento del tetto tenuto distante dalle fronti di abbattimento;
– franamento del tetto tenuto a contatto delle fronti di abbattimento;
– franamento del minerale utile (coltivazione per subissamento).
Fig. 4: Metodi di coltivazione a ripiena e per franamento
Le coltivazioni con ripiena si adattano a quasi tutti i tipi di giacimenti e prevedono il riempimento dei vuoti che si formano a seguito dell’abbattimento dei minerali utili. Con tale metodo è possibile asportare completamente (o quasi) il giacimento, eliminando eventuali sostanze ossidabili o combustibili che possono dare luogo a riscaldamenti e incendi spontanei. Inoltre, non vi è il trasporto all’esterno del materiale sterile e si limitano o si evitano i fenomeni di subsidenza in superficie.
Fig. 5: Schema di coltivazione della lignite per camere e frana
Il materiale estratto è costituito da minerale utile in associazione a materiale non utile detto ganga o sterile. Lo sterile può essere stoccato nei vuoti che via via si vengono a creare e per approntare sostegni. La coltivazione avviene con diversi metodi determinati dalle condizioni geologiche, dal tipo di minerale, dal tipo di roccia incassante e dal tipo di “tetto”. L’eduzione delle acque riveste un carattere importante per lo svolgimento delle operazioni.
Le gallerie e i pozzi vengono solitamente armati in legno, in muratura, in conglomerato cementizio, e in tempi recenti anche mediante centine metalliche. I mezzi di abbattimento dipendono dalla durezza, dalla compattezza e dalla tenacità della roccia. Il trasporto del minerale e dello sterile avviene a seconda della struttura dell’impianto minerario e del livello tecnologico applicato.
Fig. 6: Fasi di coltivazione della lignite
L’operazione di coltivazione è accompagnata da quella di estrazione che comprende le operazioni di sollevamento o di trasporto su vie inclinate dei materiali abbattuti in sotterraneo, compiute al fine di trasferirli dai livelli di produzione all’esterno.
L’estrazione del minerale avviene nelle gallerie di livello, dove i minatori scavano la camera di abbattimento: utilizzando il malimpeggio (piccone) e la trivella a mano, praticano dei fori nei quali sistemano le cariche esplosive; dopo lo scoppio recuperano il materiale e caricano i carrelli. Man mano che la camera di abbattimento viene svuotata i minatori piazzano dei puntelli. Recuperata tutta la lignite, vengono tolti i puntelli e la camera di abbattimento frana.
Fig. 7: Minatori al lavoro
Il trasferimento può aver luogo in modo discontinuo (pozzi verticali o discenderie), o continuo (nastri su percorsi inclinati). Comunque si tende a concentrare l’ estrazione, che comporta sempre un dispendio rilevante di energia, nel minor numero di punti.
Lo schema di un impianto di estrazione tramite pozzo si compone degli elementi fondamentali: castelletto di estrazione, macchina, funi e relativi rinvii, contenitori di materiali e persone, guidaggio e stazioni in sotterraneo. Il castelletto è una struttura in cemento armato disposta alla bocca del pozzo per sorreggere i rinvii delle funi che sostengono i contenitori per l’ estrazione; nel caso in cui contenga anche la macchina di estrazione, essa è detta torre.
La macchina fornisce il moto alle funi e quindi ai contenitori: consta di un motore, un riduttore, un argano, un sistema di frenatura. Le caratteristiche del motore devono garantire in modo ottimale la regolarità di funzionamento e sicurezza di esercizio.
Per il guidaggio si usano guide in legno a sezione quadrata, in numero di due o quattro per ciascun contenitore; il guidaggio può essere frontale e in tal caso può essere ininterrotto poiché lungo i lati corti avvengono le manovre di carico e scarico dei contenitori stessi. Per il guidaggio in ferro, si usano rotaie pesanti disposte in coppia su di un solo lato, munito di mancorrente, che garantisce il contatto del contenitore.
Fig.8 : Minatori al lavoro
Per i contenitori si impiegano gabbie, per trasporto promiscuo di materiali e persone, ovvero skips, solo per materiali. Le gabbie, in acciaio, ad uno o più piani, sono attrezzati con un corto binario per accogliere i vagonetti da portare a giorno. Se è previsto il trasporto di persone, deve essere installata la speciale protezione detta “paracadute”, costituite da ganasce mordenti od autobloccanti sul guidaggio qualora venga meno la tensione della fune di estrazione. Gli skips sono contenitori metallici, atti al carico alla rinfusa di materiale, che vengono svuotati a giorno per ribaltamento, ovvero di un apertura di uno scarico sul fondo.
Le stazioni, se l’ estrazione avviene con gabbie, è comodo siano passanti, in modo che i vagonetti pieni in partenza non intralcino il movimento dei pieni in arrivo.
Per ciò che riguarda le segnalazioni, la stazione a giorno e le stazioni interne devono essere in collegamento continuo per la regolazione dei movimenti dei contenitori;i dispositivi sono ottici e acustici, secondo un codice generalmente riconosciuto, oltre al collegamento telefonico.
In generale i siti minerari dispongono di varie infrastrutture, più o meno complesse a seconda della dimensione del giacimento, della quantità di minerale estratto e della forza lavoro impiegata. In alcuni casi sono presenti impianti comprendenti il vaglio per selezionare le pezzature del minerale e dotate della tramoggia per caricarlo sui mezzi di trasporto che lo porteranno a destinazione.
Fig. 9: Minatori al lavoro
Il trasporto del materiale può avvenire su gomma, cioè direttamente tramite camion, o su rotaia, tramite ferrovia Decauville a scartamento ridotto (come avveniva per esempio a Collazzone e a Buonacquisto) o tramite teleferica, come quella utilizzata per trasportare la lignite dalla miniera di Bastardo a quella di Morgnano.
Fig. 10: La miniera di Morgnano
A queste strutture si aggiungono le cabine elettriche per la distribuzione dell’energia, la sala macchine, la polveriera per il deposito dell’esplosivo, gli uffici amministrativi e le strutture per il personale (refettorio, dormitori, spogliatoi ecc.). Nelle miniere più grandi, come in quella di Morgnano, è presente anche il villaggio operaio. A volte nei pressi della miniera si localizzano attività ‘’collaterali’’: ad esempio a Morgnano si trovano una cementeria e una fabbrica di laterizi.
Fig. 11: La miniera di Morgnano
Fig. 12: La miniera di Morgnano
Un esempio di coltivazione: Il giacimento del Colle dell’Oro presso Terni
Tra le industrie di Terni alla fine dell’800 va senza dubbio collocata in un posto d’onore l’unica industria estrattiva di una rilevante importanza che si trovi nel territorio del comune ed alle porte stesse della città: La miniera di lignite del Colle dell’Oro.
Sulla base delle ricerche effettuate nei primi anni ottanta del ‘800, rileviamo una serie di informazioni circa le possibilita’ e modalita’ di coltivazione di tale importante sito minerario, che di seguito riportiamo.
Fig. 13: La miniera di Morgnano
La Collina dell’Oro è posta a nord della città alla distanza di circa 700 metri. L’altezza media del colle è di circa 230 metri sul mare, mentre la città ha la quota di circa 130 m. quindi la sua sopraelevazione sulla pianura raggiunge i 100m. Questa collina è costituita da una serie di strati pliocenici e quaternari, i quali piuttosto che inclinare verso la pianura, come a prima vista farebbe supporre la costituzione a guisa di bacino della conca di Terni, pendono invece a Nord verso i monti di Appecano. Questi monti, i quali hanno un rilievo assai più elevato, un aspetto ed una costituzione del tutto differente dalle colline sopra nominate sono costituiti dagli strati del Lias e formano, insieme a tutti gli altri monti intorno, il contorno, ossia l’orlo superiore della conca di Terni. E’ da questa parte che il rilievo Liassico comincia con altezze di 600 m. circa, come a Piedimonte, per oltrepassare poi i 1000m. al Pizzo di Appecano(1054) ed a Torre Maggiore (1118).
Gli strati pliocenici e quaternari costituenti il Colle dell’Oro, sono formati in serie ascendente nel seguente modo:
QUATERNARIO
Travertino
Conglomerato calcareo
PLIOCENE
Tufo argilloso
Sabbie argillose e calcaree
Argilla
Lignite
Sabbione o Sabbie gialle
Alternanze di lignite, argilla e sabbione
Come si vede quindi, la formazione lignitifera si compone di alternanze di banchi di lignite e di banchi di argilla e sabbione, i quali tutti affiorano nella pendice meridionale del Colle e sono poi ricoperti da un banco di breccia e di travertino quaternario, il quale forma la testata della Collina. In questo travertino si incontrano alcuni fossili. Le argille plioceniche sono fossilifere, soprattutto poi quelle al tetto del terzo banco.
I banchi di lignite riconosciuti di una certa importanza sono in numero di 3 ed hanno i seguenti spessori:
Banco spessore 1.50
Banco spessore 1.00
Banco spessore 1.40
La profondità del I banco al di sotto del culmine della collina è di circa 100m.
Gli strati di roccia interposti hanno uno spessore di circa 25 m. e sono costituiti da alternanze di argille plastiche cenerognole, argille marmose biancastre, argille sabbiose e sabbie. Al di sopra dei banchi lignitiferi si trovano sempre alcuni strati di argilla assai resistenti, i quali forniscono un tetto sufficientemente buono per i bisogni della escavazione sotterranea. La considerazione della resistenza del tetto ha una seria importanza, giacché atteso il piccolo spessore dei banchi, è necessario per scavarli, abbattere una parte della roccia che sta sopra. Al muro o riposo dei banchi lignitiferi si trova sempre uno strato sabbioso molto resistente, di colore giallastro, il quale pure sarebbe atto all’abbattimento, allo scopo di rendere più agevole l’escavazione della lignite. La direzione dei banchi riscontrata con una serie di trivellazioni e verificata poi coi lavori interni è la seguente:
N.*72°,47’*E
L’inclinazione è stata constatata mediante alcune discenderie, condotte secondo la massima pendenza, e fu riconosciuta essere del 12%, cioè di circa 8°. I banchi sono costituiti da una massa legnosa regolarmente stratificata, compatta ed uniforme. Lo spessore subisce alterazioni insignificanti, l’inclinazione è sensibilmente uguale in ogni punto. I lavori di tracciamento, già estesi oggi su vasta scala, dimostrano che i banchi hanno una grandissima regolarità. Solamente qualche piccola faglia viene ad alterare talvolta l’andamento regolare dei banchi, senza però indurre nei lavori di coltivazione alcuna perturbazione. Così ad esempio, nel I banco, alla distanza di 60 m. circa dall’affioramento, è stata trovata una faglia disposta in direzione, la quale ha rigettato il banco di 2 m. in alto. Nel II banco si vede una piccola faglia di m. 0, 20 e nel III banco, alla distanza di 180 m. circa dall’imbocco della galleria di base , s’incontra una piccola faglia di m. 0, 30.
I banchi di lignite non sono tutti costituiti, almeno presso l’affioramento, nello stesso modo. Il I banco è compatto e a struttura omogenea, solo interrotto da un piccolo filetto di argilla, posto a circa m. 0, 30 dal tetto. Il II banco è più saldo e di migliore qualità, giacché in esso si riscontrano più frequentemente le parti legnose. Il III banco infine, è il più scadente, almeno presso l’affioramento, giacché porta intercalati 2 straterelli sabbiosi, uno al tetto ed uno al muro, di circa m. 0,10 di spessore. E sono appunto questi straterelli, che sono ripieni dei fossili lacustri più sopra citati. Giova però osservare subito, come già al I ed al II banco si sia constatato col fatto e con la prova industriale, che la lignite va rapidamente e gradatamente migliorando di qualità, con l’approfondirsi dei lavori e quindi con l’allontanarsi dall’affioramento.
Per quanto riguarda la flora della nostra formazione lignitifera non abbiamo quasi alcuna notizia. Le argille tagliate coi lavori fatti finora, non hanno svelato nessun fossile vegetale; pertanto dobbiamo attenerci a quanto ci mostra la massa legnosa. Questa, essendo di natura morbosa e molto compatta, lascia ben poco intravedere la natura dei legni che hanno contribuito a formarla; e solo quando si presentano certe parti più legnose, allora si possono riconoscere resti di conifere e specialmente dei frutti di pino. Rispetto alla qualità, la nostra lignite è costituita da un legno fossile o piligno, formante una massa color cioccolato, se di recente estrazione, e che diviene bruna per esposizione all’aria. In essa si trovano sparsi dei pezzi, i quali mantengono tuttora la natura legnosa, e sono frammenti di rami e tronchi. Allo stato naturale la lignite contiene dal 35% al 40% di umidità. Esposta all’aria, si asciuga assai rapidamente in estate, ma si screpola in superficie; ed un pezzo anche grosso diminuisce di molto nel suo volume. La quantità di cenere che racchiude è abbastanza rilevante giacché raggiunge il 10%. La proporzione di zolfo che contiene è pure assai grande : superiore all’1%. La composizione della lignite secondo analisi fatte nel laboratorio chimico dell’acciaieria su campioni un po’ essiccati ha dato:
COMPOSIZIONE I SAGGIO II SAGGIO
AcquaMaterie volatiliCarbonio FissoCeneri 19.6439.8132.238.32 23.2639.5327.218.25
Totale 100.00 98.25
Supponendo espulsa l’umidità, si ottiene la composizione seguente:
Materie volatili 48
Carbonio fisso 39
Ceneri 13
Tot 100
E facendo estrazione dalle ceneri e dall’umidità si ottiene:
Materie volatili 55
Carbonio fisso 45
Tot 100
Cui corrisponde: Carbonio totale…..70
E’ da osservare qui, come l’analisi abbia dimostrato un progressivo miglioramento nella lignite, a partire dagli affioramenti andando verso le parti più interne. La proporzione dello zolfo disgraziatamente però non accenna a voler diminuire. La base del progetto per la escavazione si fonda sulla posizione dei banchi lignitiferi rispetto alla superficie del suolo. Siccome buona parte dei banchi si trova al di sopra del livello della pianura , ne segue che il sistema più semplice per porli in escavazione consiste nel praticare alla base della collina una galleria di ribasso, la quale servirà ad asportare tutta la lignite che esiste al di sopra del suo livello. Detta galleria si trova in un piano normale a quello degli strati. Siccome i banchi inclinano a Nord e la galleria è diretta pure in questo senso, ne risulta che essa traversa successivamente prima il III poi il II e per ultimo il I banco uscendo in fine nel tetto di questo. All’incontro della galleria coi banchi si dipartirà in ognuno a destra ed a sinistra una galleria in direzione, la quale sarà la galleria maestra del cantiere, corrispondente al banco in cui è contenuto e dunque ognuno dei 3 cantieri funzionerà indipendentemente dagli altri, in modo da poter realizzare il massimo di produzione. Continuando i banchi con la loro inclinazione a Nord, avviene che larghe falde di lignite si trovano al di sotto del livello della galleria di base. Per provvedere alla escavazione di queste, conviene forare un pozzo presso al torrente Rio, poiché qui, oltre alla condizione favorevole del rilievo superficiale, si aggiunge il fatto che i banchi raggiungono la profondità maggiore, formando una vera e propria sinclinale, poiché al di là, a Nord, essi accennano a risalire. La più felice combinazione si otterrà piazzando il pozzo lungo sempre la detta sinclinale, ma presso il prolungamento della galleria; così, nello stesso tempo che ognuno dei 2 impianti costituisce una sede speciale di escavazione, servono poi l’uno all’altro scambievolmente per i vari servizi della Miniera.
Fig. 14: Donne al lavoro nella miniera a cielo aperto di Pietrafitta
Quindi il pozzo servirà alla galleria onde procurarle un’attiva ventilazione naturale. La galleria poi sarà di estrema utilità al pozzo, tanto per l’introduzione dell’aria , che dovrà circolare nei cantieri che da esso dipendono e per l’entrata ed uscita degli operai, quanto per l’evacuazione delle acque pompate nel pozzo; soprattutto, infine, per l’uscita della lignite che verrà estratta dal pozzo, che giunta al livello della galleria, prenderà la via di questa, per uscire a giorno. Dall’incontro della camera del pozzo coi banchi, partirà una galleria in direzione che sarà la galleria maestra dei cantieri da praticarsi in ognuno degli strati. La galleria di base, dunque, è una via di carreggio, in cui si concentrerà tutta la produzione dei tre cantieri scavati nelle falde dei banchi superiori e di quelli aperti nel pozzo nelle falde inferiori. Essa sarà armata con doppio binario; ed a seconda del successivo sviluppo, si potrebbe anche dover impiantare una trazione meccanica. Detta galleria servirà inoltre all’ingresso degli operai per le due sedi di escavazione, all’ingresso dell’aria ed allo scolo delle acque. Il pozzo sarà armato in modo da corrispondere ai bisogni di una lavorazione importante, e cioè avrà una potente macchina di estrazione che servirà a sollevare la lignite dai cantieri inferiori fino al livello della galleria di base . Avrà inoltre una pompa per innalzare le acque pure fino a questo livello, ed una colonna di scale per la circolazione degli uomini. Il pozzo sarà armato in modo da corrispondere ai bisogni di una lavorazione importante, e cioè avrà una potente macchina di estrazione che servirà a sollevare la lignite dai cantieri inferiori fino al livello della galleria di base . Avrà inoltre una pompa per innalzare le acque fin dall’inizio dei lavori per ottenere una certa produzione di lignite.
Gli impianti esterni della Miniera consistono essenzialmente nelle costruzioni e nelle macchine da porsi alla bocca del pozzo, nelle macchine esistenti alla bocca delle scenderie aperte agli affioramenti dei banchi, e nei piani inclinati che servono a condurre i vagoncini provenienti da queste fino al piazzale esistente alla bocca della galleria. E’ in questo piazzale che si concentra tutto il movimento esterno della Miniera, infatti qui si trovano i depositi di tutte le materie richieste in base ai bisogni interni, come i legnami per armature, le tavole, le traverse, le rotaie; quivi sono i magazzini per l’olio , per il ferro, per le minuterie: quivi pure esistono le officine dei fabbri e dei falegnami, per la costruzione dei vagoni e per le riparazioni ordinarie, ed infine al centro di tutto sono posti gli uffici della Miniera. La posizione della galleria di base è stata studiata in modo che oltre a servir bene i bisogni dei cantieri interni si presti anche per la collocazione della sua entrata, ad un comodo impianto per i trasporti della lignite agli stabilimenti della società.
Si sta studiando l’applicazione pratica ed industriale dei mezzi meccanici alla escavazione e all’abbattimento della lignite. In pochi casi le condizioni del giacimento ed i lavori preparatori si prestano così bene come per il raggiungimento di tale scopo. Queste ricerche sull’escavazione meccanica delle ligniti fanno degno riscontro agli studi che sono stati fatti e si stanno facendo sulle applicazioni delle ligniti alla siderurgia, studi nei quali è riposto l’avvenire delle Miniere dei nostri combustibili e lo sviluppo dell’industria siderurgica italiana.