(ovvero l’uomo delle mandorle)
Nel contesto dell’articolo di Natale ’93 dedicato alla incigliatura della canapa, si fa riferimento alla figura de "lu cinciaru" nella persona di Angelo Colapicchioni, cui si ricorreva per la cordatura della canapa o per la concia delle pelli.
L’origine del casato è quella di qualche paese del reatino, sembra di Cantalice. Arriva a Ruscio, forse per motivi di lavoro e qui si sposa mettendo su casa sotto la caffetteria di Nina Marchetti.
Più per passione che per necessità riesce a sfruttare alcune parti di terreno scosceso sulla costa delle Cese piantando alberi di mandorlo, noci, mele e cerase nonché un tentativo di vigneto.
I frutti di queste piante diventarono col passar del tempo bersagli dei munelli che, di soppiatto, cercano di cogliere qualche frutto,. una rarità in quei tempi. E qui nasce la nomea de "lu cinciaru" come persona burbera ed introversa, sempre "co li scoji drendo le saccoccie" dicevano le male lingue; comunque un uomo geloso delle sue piante e dei loro prodotti …. frutto dei suoi sacrifici.
Noi lo ricordiamo come l’uomo delle mandorle che a primavera fiorivano sulle Cese, dove ora l’incuria e l’abbandono hanno favorito il crescere di cespugli e sterpaglie.
Solo giù in basso, in un appezzamento di terreno in piano ai bordi del Fossato, un nipote omonimo de "lu cinciaru", tenta di imitare il nonno, livellando il terreno accidentato piantando alcuni alberi di noci, mele e mandorli, ma ovviamente ricorrendo ad altri mezzi e con altri scopi.