Mastro Raffaele Arcangeli, poliedrico modellatore e formatore d’arte: un astro nella Valnerina

By proruscio

La prima volta in cui ho sentito parlare (e con grande ammirazione) di Mastro Raffaele è stata grazie all’amico Alberto Vannozzi, recentemente scomparso. Grande innamorato delle memorie storiche antiche e moderne di Monteleone di Spoleto, da giovane adolescente, durante le vacanze scolastiche del 1943, aveva potuto osservare il lavoro e la perizia che questo insolito “muratore” metteva nel proprio lavoro, intento a modellare una insegna a rilievo per la piccola fabbrica del miele costruita per conto di Natale Bella. 

 Mastro Raffaele Arcangeli


Si tratta di un locale, posto appena fuori Porta Spoletina, che ancora oggi colpisce per la sua sobria facciata in chiaro stile razionalista. La bella decorazione, a rilievo con tre api su una parete di favo a celle esagonali, reca la scritta: APICOLTURA / BELLA NATALE (1). Per questo lavoro il Bella aveva affidato, non a caso, la realizzazione dell’opera artistica, alle abili mani del Mastro Raffaele Arcangeli, originario di Cascia ma dimorante in Monteleone, dove aveva sposato una Carmignani. “Un bravo muratore, che ricostruiva tutto, un vero artista”, così scrive Alberto, che precisa poi come l’Arcangeli tenesse a distinguere la figura centrale “l’ape Regina (che) è più grande”, dalle due operaie che la contornano. Dai suoi racconti appresi anche che la nota azienda spoletina leader del settore tessile e dei componenti di arredo, conosciuta nel mondo col brand “Mastro Raphaël”, con la quale collaborò anche il fratello Gian Battista (2), deve questo nome alla scelta fatta del titolare Mario Arcangeli in ricordo della figura paterna. Ma chi era a questo punto il protagonista delle nostre attenzioni?

 

 MONTELEONE DI SPOLETO Largo Carlo Innocenzi [foto Stefano Vannozzi, 2023]


Raffaele Arcangeli (Cascia, 10.12.1913 – ivi, 30.07.1949), figlio di Gabriele e Maria Pontani, è il secondogenito di una numerosa famiglia composta da 7 fratelli: Michele, Giovanni, Gaetano, Angelo, Mario e Annamaria. Autodidatta, ha nel sangue la passione del disegno. Terminati gli studi elementari dopo la quinta classe inizia a lavorare nei cantieri edili del paese, dove apprende ed affina l’arte che lo porterà a realizzare numerose commissioni, opere decorative e progetti architettonici civili e religiosi. Per disegnare sul campo fa realizzare da un falegname una apposita valigetta porta disegni. Nella seconda metà degli anni Trenta del Novecento apre una bottega in via di Santa Chiara a Cascia. La sua produzione è diversificata: si va da vasi ed elementi decorativi per abitazioni, a opere di committenza pubblica per edifici comunali e statali. I pochi progetti superstiti, tutti firmati e datati, denotano un segno pulito ed equilibrato. Fra questi è il “Progetto della casa da Costruirsi in Avendita di Cascia proprietario Corimbi Ernesto / Cascia 7 -12 -38 A. XVII E.F.” completo di piante, prospetto e sezioni in scala da 1/100.


AVENDITA progetto per civile abitazione, 1938 [Arch. Fam. Arcangeli]

 

Per il Comune di Cascia realizza lo stemma civico, tutt’ora presente sulla facciata di Palazzo Frenfanelli, raffigurante una donna coronata, recante nella sua destra un giglio e nella sinistra un serpente, il cui significato è dato dal seguente distico: “Cassia quae flores pro caris gestat amicis, sanguineo morso (eis) qui nocuere nocet” ovvero: “È questa Cascia, che offre fiori salutari agli amici ma con serpentino morso avvelena i nemici”, da cui il detto: “’Nte fidà del perfidu Cascianu, prima te mostra ‘l giju e ppu’ la serpe in manu”(3).

 

CASCIA stemma del comune, 1940 c.a. [foto S. Vannozzi 2023]

 

 L’8 aprile 1940, a 27 anni non ancora compiuti, si sposa con Fernanda Carmignani (Monteleone di Spoleto, 21.01.1920 – Cascia, 06.11. 2015), figlia di Antonio e Nazzarena Carmignani, nella chiesa parrocchiale di San Nicola(4). La cerimonia è officiata dal fratello sacerdote don Michele Arcangeli, alla presenza del parroco Enrico Ricci. Testimoni dell’evento sono Fortini Vittorio di Egidio da Assisi, impiegato della S.A.C.E.I. presso la miniera di lignite, e Paride Magrelli, pittore fotografo di Cascia che ritroveremo più tardi.

Si trasferisce nel paese della moglie dove nascerà la prima figlia, Margherita seguita poco dopo da Mario. Sempre a Monteleone, per il cenotafio voluto dai familiari di Benigno e Rita Carmignani in Flamini, realizza e firma un rilievo di un angelo dolente inginocchiato su una colonna scanalata spezzata. L’opera è tutt’ora visibile all’interno della cappella cimiteriale.

 

MONTELEONE DI SPOLETO, Cappella cimiteriale, fregio firmato, s.d.[foto Stefano Vannozzi, 2023]


Nel 1942 progetta anche uno splendido “ampliamento della Chiesa / dell’Addolo(ra)ta di Ruscio / e nuovo campanile / scala da 1/100”. Il disegno a matita del prospetto è firmato e bollato con timbro a datario al 15 gennaio 1942. 

 

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RUSCIO progetto di Raffaele Arcangeli per la nuova chiesa dell’Addolorata, 1942. [Arch. Fam. Arcangeli]

 

I lavori prevedevano una completa ristrutturazione della chiesa e la realizzazione di un campanile con orologio, una cupola centrale e delle absidi per le cappelle laterali. L’andamento della guerra, la penuria di denaro e materiali non permetteranno di concludere il progetto che, salvo la facciata e una bozza del campanile (terminato spoglio e solo nel 1950) resterà in gran parte sulla carta.

Fra la fine del 1942 e gli inizi del 1943 collabora con la S.M.U. diretta prosecutrice della S.A.C.E.I. per la costruzione della casa dei fattori e forse anche alla “casa rossa” della miniera.

Ritornato a Cascia dove nasce Gaetano, il terzo figlio, alla fine del secondo conflitto mondiale progetta per la famiglia un tempietto funerario. Si tratta di un piccolo edificio, dal delicato disegno classicheggiante, sovrastato da un cupolino a base ottagonale fornito di quattro oculi e coronato da una croce su un globo. Il sacello, come da epigrafe dipinta sull’arco interno, è stato dedicato alla Vergine Addolorata da don Michele il 30 ottobre 1946.

CASCIA, da sinistra Arcangeli Gaetano, Angelo, il papà Gabriele, don Michele, Raffaele e Giovanni, 1942 [Arch– Fam. Arcangeli]

 

Le pareti esterne, racchiuse fra paraste con capitelli di ordine composito, sono listate a imitazione dell’opera quadrata, in finto travertino. Il tutto è sormontato da una trabeazione a dentelli, sopra cui corre la seguente iscrizione in caratteri capitali: D(eo). O(ptimo). M(aximo). / 1946 / LVX PERPETVA – LVCEAT EIS / AMEN / PAX – DEO / AMEN / REQVIESCANT – IN – PACE / ANNO traducibile in: “Anno 1946, a Dio Ottimo Massimo, splenda ad essi la luce perpetua, amen, (nella) Pace di Dio, amen, riposino in pace”. 

L’ingresso, affiancato da due colonne e capitelli del medesimo ordine, è sovrastato da un timpano corniciato e dal cognome della famiglia. L’interno, luminoso e terminante in una parete di fondo absidata è arricchito da tempere murali firmate dall’amico di famiglia Paride Magrelli, pittore e fotografo locale, già sindaco di Cascia negli anni 1944-1945 e noto esponente del locale Comitato di Liberazione Nazionale. La sua firma sotto l’immagine dell’Addolorata datata 2 aprile 1949 chiude il ciclo pittorico e pone un termine alla costruzione. Quest’ultima è una nota figura, copia della dispersa Addolorata del Guercino, molto venerata e diffusa in Valnerina a seguito della missione intrapresa nel 1735 da don Mattia Amadio di Mucciafora (5).

Forse stava proprio rientrando a casa con la sua vespa da un lavoro a Monteleone quando, a soli 36 anni, un malore lo colse spezzando e interrompendo un astro in piena ascesa. Riposa nella cappella di famiglia. 

LE TESTIMONIANZE

Nel ricordare la sua figura ho contattato diverse volte e, forse, anche in modo talvolta pressante i figli Mario e Gaetano, allora ancora troppo piccoli, ma dai quali l’amore e la memoria per il padre, giammai scalfita dal tempo, traspare in modo evidente. Queste loro testimonianze.

Mario Arcangeli: “Ho conosciuto mio padre, ma non abbastanza. È mancato quando io avevo appena cinque anni, ma ho alcune immagini impresse nella memoria di quei primi, pochi anni vissuti insieme, tra il ’44 e il ’49. Lo ricordo molto bene sulla sua vespa, oggetto che ho venerato finché mamma ha potuto tenerla. Ho un ricordo molto vivo anche del suo laboratorio, concetto che ha continuato ad ispirarmi anche nella mia impresa, che porta il suo nome. Avrei voluto conoscerlo meglio, non abbiamo avuto molto tempo, ma ho cercato di leggerlo e di comprenderlo attraverso le opere che ha lasciato, che sono molte. 

 

 CASCIA la bottega di Raffaele Arcangeli con il piccolo aiutante Nicola Carbonari [Arch. Fam. Arcangeli]

 

Alcune, ancora ben conservate, le ho osservate, ammirate e anche studiate nel corso degli anni nei loro particolari. Sapeva disegnare con grande maestria e ogni lavoro prendeva forma solo dopo averne eseguito un disegno minuzioso, dal tratto delicato. Un tratto che consentiva di presentarne tutti i particolari, spesso finemente colorato, con nomi e indicazioni scritte con eleganza. 

Era così, un uomo elegante, come figura nella foto del matrimonio di zio Ottavio Carmignani appesa alla parete nel bar del Borgo di Monteleone (Ceccarelli), in completo chiaro, pettinato “alla umberta” e cappello alla mano. 

MONTELEONE DI SPOLETO Raffaele al matrimonio del cognato Ottavio Carmignani – p.g.c. di Alfredo Ceccarelli [Arch. Fam. Ceccarelli] 

A Monteleone aveva costruito la terrazza scultura nella casa della famiglia di Carlo Innocenzi, che è stata in seguito demolita, i profili delle porte e finestre sulle Cordonate vicino alla Torre dell’Orologio, la targa dell’apicoltore Natale Bella ancora ben visibile vicino alla porta della città. A Ruscio aveva ricostruito la facciata e l’altare maggiore nella Chiesa della Madonna. 

A Cascia realizzò lo stemma del Comune sulla facciata del municipio. Lì inventò anche l’intonaco della facciata imitando il travertino (interventi che sono andati perduti con i lavori di ristrutturazione dopo il terremoto del 1979). Per la piazza del Comune aveva poi creato dei vasi medicei in cemento come quello ancora presente davanti alla casa di Chita Morini. Sempre a Cascia costruì la casa dei nonni Arcangeli, in via delle Mole, sotto Santa Maria, con portone e finestre con stipiti decorati. 

La cappella delle famiglie Bucchi ed Orsinelli oltre alla cappella della mia famiglia, dove è anche sepolto. Un piccolo tempio ispirato ai monumenti palladiani, con l’intonaco sgranato, qui visibile ancora oggi, ad imitazione del travertino. Di questi ha realizzato non solo i disegni ma anche gli stampi e l’esecuzione nei suoi dettagli. 

L’ho sempre pensato così mio padre, Raffaele Arcangeli, elegante e raffinato e ho sempre avuto ammirazione per le proporzioni e l’equilibrio dei suoi disegni, la perizia delle sue esecuzioni e credo che attraverso le opere che ha lasciato abbia saputo trasmettermi qualcosa che probabilmente era già comune tra noi e cioè l’amore e la passione nell’immaginare e realizzare cose belle. 20.06.2023”.

Gaetano Arcangeli: “APPUNTI SU MIO PADRE RAFFAELE CHE NON HO AVUTO IL PIACERE DI CONOSCERE. 

Da mia madre Fernanda e da amici e conoscenti mi è stato raccontato che mio padre aveva una dote, amava il bello, e lo realizzava. Artigiano dell’arte muraria con la voglia di documentarsi e aggiornarsi, fece corsi per corrispondenza per approfondire tecniche che allora andavano per la maggiore. 

Oltre saper disegnare quello che realizzava, aprì a Cascia un laboratorio da mastro artigiano del cemento, dove realizzava casseforme, “stampi in gesso” sagomati dalle sue mani, e come per magia venivano fuori angeli, busti, stemmi, fregi, portali, pannelli in cemento a tema diverso, colonne capitelli per realizzare cappelle funerarie, vasi in cemento di varie misure, lavandini in graniglia, ecc. Tutto ciò che ha realizzato nei suoi 36 anni di vita, ad osservarlo ora, capisco quanto cuore e sentimento ci metteva. Lo ringrazio per avermi dato una piccola parte del suo DNA”.

ANNOTAZIONI

(1) Vannozzi S., Natale Bella (1886-1988) agricoltore e apicoltore per passione, in «La Barrozza», quadrimestrale dell’Associazione Pro Ruscio, a. XXIII, n.3, Natale 2014, pp. 6-7.

(2) Giovan Battista Vannozzi (Roma, 18.02.1942) stilista e designer romano, ha collaborato con importanti aziende nazionali ed estere del settore moda e arredamento come Galitzine, Dior, La Maison Castillo, Richard Ginori e Mastro Raphaël. Quasi, se non del tutto sconosciuto a Monteleone di Spoleto, paese di origine dei suoi genitori, gli si confà il detto “nemo propheta acceptus est in patria sua”.

(3) Grifoni O., Proverbi Umbri, Unione Editrice Commissionaria “L’Appennino”, Foligno, 1943; Fabbi A., Storia e arte nel comune di Cascia, 1975, p. 48.

(4) Monteleone di Spoleto, Archivio parrocchiale di S. Nicola Vescovo, Atto di matrimonio, n. 2 del 08.04.1940. Il documento presenta una insolita curiosità ovvero altre due date di nascita di Raffaele, difformi da quella presente sulla lastra funebre, probabilmente errata. Nei dati biografici abbiamo utilizzato la prima in ordine cronologico.

(5) AA.VV., Festa in onore della Madonna Addolorata di Ruscio, 23 agosto 2009, quinto Quaderno de “La Barrozza”, 2009; Coletti C., Madonna Addolorata di Ruscio, in «Umbria, Santuari Cristiani d’Italia», Coletti C., Tosti M. (a cura di), De Luca Editore, Roma, 2013, pp. 197-198.