Monteleone e i conti con la storia

By proruscio

Nel 2007 sfogliando alcune riviste d’epoca nella fornita emeroteca di un caro amico Anacleto Bottoni, che qui ringrazio, avemmo casualmente modo di scoprire e riprodurre una foto di gruppo di giovani in divisa scattata in un’anonima località di Monteleone di Spoleto.  La foto inserita in una pagina di gruppi fotografici provenienti dalle più disparate località e priva di altre didascalie esplicative era stata pubblicata sulla rivista “Gioventù Fascista” dell’1 gennaio 1935 allora diretta da Achille Starace. L’immagine (purtroppo sgranata) presenta un gruppo di trentotto monteleonesi del locale nucleo “Giovani Fascisti” dei Fasci Giovanili di Combattimento (FF.GG.C.) composto di trentasei giovani fra i 17 e i 21 anni d’età e due figure più anziane con la divisa della Milizia. Da una sommaria ricerca sulla struttura gerarchica apprendiamo che sul tutto il territorio nazionale al 1932 l’unità di base di questi nuclei era composta di 23 Giovani Fascisti, coordinati da un Capo e un Vice Capo Squadra, sopra cui erano un Comandanti in seconda e Aiutanti Maggiori e Comandante fascio in seconda, questi ultimi, tutti provenienti o Ufficiali di ruolo della M.V.S.N. (dal gennaio 1935). Sarebbe interessante poter identicare e assegnare un nome alle figure dei due adulti e al gruppo di ragazzi, probabilmente oggi, per ragioni anagrafiche, quasi o del tutto defunti (giacché nati nelle classi fra il 1914 e il 1918). Questi ultimi presentano la tipica divisa in uso fino al 1937 e ancora composta da un fez con fregio metallico fascio scudato e lettere in rilievo, fiocco di lana nera, camicia nera, pantalone di panno alla “zuava”, fasce gambiere di panno nero e cordelline intrecciate con i colori di Roma (giallo arancio- amaranto).
 

 

Riguardo alla testata “Gioventù Fascista" questa era un’apposita rivista giovanile di propaganda politica progettata per inculcare al lettore, attraverso foto, illustrazioni, storie personali e notizie inneggianti l’opera del regime, i principi del fascismo. Notevole era pertanto la documentazione fotografica con centinata d’immagini, soprattutto propagandistiche, rinforzate da pagine pubblicitarie di vari inserzionisti e le accattivanti copertine a colori (una vera novità per l’epoca) spesso illustrate da importanti artisti e grandi illustratori fra cui ricordiamo Duilio Cambellotti (sono sue le prime cinque uscite), Tato, Canevari, Bompard, Seneca, Cesare Gobbo, Vittorio Pisani, Rivaroli, Ferrari, Barbara, Punche, De Seta, Pelagatti, e altri. Gli stessi artisti arricchirono con loro disegni anche i racconti e gli scritti interni e i contributi, costituiti da esaltanti scritti politici, storici, di costume, commemorativi, raduni e feste, ma anche racconti e novelle a firma d’importanti personalità politiche o d’intellettuali allineati. Quest’apparente digressione è doverosa per comprendere almeno in parte le motivazioni (e probabilmente anche l’euforia) della presenza di questo gruppo di giovani, in una pubblicazione comunque, a carattere nazionale. E’ questo il periodo della massima adesione al regime, che continuerà ancora dopo l’imminente impresa coloniale in Etiopia, coinvolgendo anche larga parte del clero cattolico. Non deve apparire pertanto strana anche la visita e la presenza a Roma nello stesso anno, alla “Mostra della Rivoluzione Fascista” di un gruppo di “15 pellegrini provenienti da Monteleone di Spoleto, col parroco don Raffaello Tavani (ore 19) ” testimoniata da una pubblicazione coeva.

D’altro canto sempre a Monteleone sono documentate anche situazioni opposte, con danni, soprusi e denuncie anonime a danno di singoli cittadini non sempre allineati o in linea con la corrente maggioritaria. Purtroppo, come avemmo già modo di scrivere in altra sede Monteleone (e il suo territorio) mancano ancora di una sua storia organica, specie per l’età moderna e contemporanea. Le ricerche e gli studi generali, escludendo singole e mirate monografie, sono ancora a uno stato larvale. Il novecento e in particolare la prima metà del secolo che va dagli albori del fascismo al periodo resistenziale e del secondo dopoguerra, restano ancora contraddittori, spinosi e irti di malcelate reticenze.

Il Ricercatore e ancor più lo storico ha il compito di indagare e trasmettere la memoria, il dovere di ricordare far conoscere fatti ed episodi comuni della storia locale, affrontando alcune questioni emergenti nella storiografia: la necessità di fare i conti con la Storia e le memorie (comunque esse siano) del ventennio, della repubblica sociale, della resistenza, del dopoguerra; analizzando gli elementi di continuità e di diversità, il rapporto tra memoria e oblio nella costruzione di una storia pubblica e condivisa che è assai più complicata e stratificata di quanto appaia.

Segnalo incontro tendenza, il caso del recente intervento di Peroni che con un chiaro spirito di apertura storiografico-divulgativa ha fatto luce sulla figura e le vicende umane di Bonanno Renato di Giovanni, nato a Monteleone di Spoleto il 22/05/1925, milite della G.N.R., CP.TO-601 caduto a Avigliana – Bertassi (TO) l’11/11/1944, già altrimenti eclissato dalla memoria collettiva per “damnatio memoriae” legata alla sua scelta politica. Motivi simili che riveste tanto materiale locale, privato e “dannato”, che potrebbe essere invece oggetto di un attenta analisi storica e pubblicamente fruibile, ma che per una ragione psicologica non viene spesso mostrato e addirittura taciuto per non dare adito a evidenti trasformismi e salti che da sempre hanno contraddistinto la società italiana. Questo lungo e immane lavoro non è dunque fatto solo di ricerche in biblioteche o archivi pubblici e non può portare a grandi risultati senza l’apporto e il contributo della comunità e dei singoli cittadini, attraverso segnalazioni, raccolte di memorie orali e altre forme documentali. E’ poi alla preparazione dello storico la capacità di discernimento e veridicità o meno delle notizie tenendo conto che ogni “documento” o qualsiasi intervista-informazione rilasciata, dipende fortemente dal “punto di vista” espresso dal testimone, dall’interpretazione personale del suo passato, dalla sua auto-rappresentazione. Anche monumenti e lapidi possono sono fornire indicazioni utili, ma sempre tenendo presente i motivi e i periodi storici della loro realizzazione. Né è un esempio, il testo presente sulla Porta dell’Orologio [di Monteleone ndR] che, postumo alle vicende narrate e figlio di un periodo post-unitario fortemente anticlericale, dipinge la figura di Pio IX come un terribile tiranno; contraddicendo appieno un altro documento (questa volta a stampa) dove i Monteleonesi e le autorità rivolgendosi al Papa ormai spodestato si firmano e dicono dispiaciute della nuova situazione politica. E quindi forse giunto il momento di crescita per fare i conti con la storia…

Bibliografia minima essenziale:

AA.VV., Le amministrazioni fasciste nei LXXXXVI comuni dell’Umbria, Donnini, Perugia, 1925.
AA.VV., Monteleone di Spoleto. Bandiere al vento, in “L’Assalto, settimanale di battaglia dei fasci umbro-sabini”, anno  III, n. 138, 27 giugno 1923, Perugia, 1923.
Gargano F., Italiani e stranieri alla Mostra della rivoluzione fascista, A. XIII, Società Anonima Imprese Editoriali, Roma, 1935.
VISANI A., La conquista della maggioranza: Mussolini, il PNF e le elezioni del 1924, Fratelli Frilli Editori, Genova, 2004.
BORRI C. (a cura di), Le fonti archivistiche del periodo fascista in Umbria, Dossier, Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea, 2007.
VARASANO L., L’Umbria in camicia nera (1922-1943), prefazione di Alessandro Campi, Rubbettino editore, Soveria Mannelli 2011.
PERONI F., Renato Bonanno: un figlio di Monteleone, in “La Barrozza”, estate 2012, anno XXI