“Non aver paura”

By proruscio

Non  cercare di sapere cos’è la verità, perché immediatamente si interporranno la caligine delle immagini corporee e le nubi dei fantasmi e turberanno la limpida chiarezza che al primo istante ha brillato al tuo sguardo, quando ti ho detto: verità.”              

Sant’Agostino

LETTERA APERTA

Lo spirito che da sempre ha animato le pagine di questo “foglio” è stato quello di raccontare fatti, momenti e storie della comunità di Ruscio, del passato e del presente oltre, ovviamente, a porsi come canale di comunicazione per ciò che ha tratto con la nostra Associazione.

Abbiamo raccontato tanti momenti legati al passato, grazie soprattutto alla penna del compianto Osvaldo ed alla sua capacità di ricordare fatti e persone che furono.
Tuttavia nel tempo si è anche sentita la necessità di soffermarci sulle problematiche attuali di Ruscio perché, confrontandoci con tanti amici residenti, è venuta fuori un’immagine molto diversa del nostro paese, meno idilliaca di quello che ci piace pensare.

Abbiamo sempre sollecitato chiunque a rappresentare su questo giornale l’altra faccia della nostra vallata ma gli inviti sono caduti nel vuoto. Forse questo è dovuto anche al timore di esprimere il proprio pensiero in un articolo che verrebbe letto da tutti e che, in un piccolo centro, non passerebbe inosservato.
Ma finalmente dopo tante illusioni qualcosa si è mosso!!.
Negli ultimi numeri de  “la Barrozza” abbiamo avuto il piacere di pubblicare due articoli che spero non siano passati inosservati. Il primo, intitolato “Al Paesello…si… ma d’estate” era una lucida quanto triste considerazione sulla quotidianità del nostro paese quando le luci della ribalta estiva si spengono. Un articolo forte, se vogliamo drammatico, un pugno allo stomaco per tutte quelle persone che come me identificano Ruscio come un Eden estivo, che non pensano (o non vogliono pensare!) a quella realtà sconosciuta (ma fino a quando?) che si vive nei mesi invernali.

L’articolo era firmato F. A. che sapevamo essere una giovane “penna” di Ruscio. Un articolo dove per la prima volta non si raccontavano storie, aneddoti o quello che fu ma quello che Ruscio è oggi, quando “l’oasi estiva “ si trasforma in un piccolo agglomerato di case chiuse con i bandoni alle finestre che sta drammaticamente morendo e che non riesce a trovare uno spiraglio di speranza in un contesto – forse uguale a tante piccole realtà montanare – di inesorabile e triste declino.
Abbiamo rispettato il desiderio dell’anonimato. Ma successivamente, nel numero di Agosto, è apparso un altro articolo intitolato “Le occasioni perdute”, con il quale si raccontavano le attività economiche e commerciali che esistevano a Ruscio e che lo rendevano un paese vivo non solo d’estate ma anche d’inverno. Quel pezzo era firmato Federica Agabiti, una giovane ragazza di Ruscio.

Ho sempre scritto tante cose su questo giornale non solo perché mi piace scrivere ma anche perché ho sempre ritenuto che qualsiasi foglio, rivista, quotidiano o volantino sia un mezzo importantissimo per diffondere idee, per ampliare e acquisire nuove conoscenze ma soprattutto un mezzo di civile confronto per costruire, anche sulla base delle opinioni altrui, nuovi progetti di vita per il futuro. E questo è sempre stato nella storia umana, basti pensare all’importanza che, nel periodo dell’illuminismo, ebbero le prime riviste che permisero la diffusione tra la borghesia del tempo di idee e valori – allora rivoluzionari – che sono rimasti alla base delle società moderne, oramai acquisiti e indissolubili, quali la libertà, l’uguaglianza, la distinzione e l’autonomia tra i poteri dello Stato.

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Ed allora, cara Federica, ti ringrazio – e penso di farlo anche a nome di quei “quattro sciagurati che credono a queste quattro pagine”!! – per aver risposto ai tanti appelli che negli anni sono caduti nel vuoto e ti esorto – parafrasando indegnamente la frase di un grande Papa – a “ non avere paura”  di scrivere quello che pensi. Fino a quando vivremo in una società libera e democratica e fino a quando ci saranno fogli – come la nostra “Barrozza” – dove tutti potranno sempre esprimere liberamente i propri pensieri, le proprie idee nel rispetto dei quelle altrui, non bisogna assolutamente avere paura.

Di certo “la Barrozza” non assumerà mai il livello delle grandi testate ne tanto meno ha queste aspirazioni; eppure considera che, indegnamente, rimane l’unica “voce” del Comune di Monteleone, da quando il notiziario di Don Angelo Corona non è stato più potato avanti. E soprattutto una voce libera che non si è mai schierata e che ha sempre cercato – nei limiti delle sue possibilità – di sollecitare chiunque abbia a cuore le sorti del nostro paese ad agire per il meglio!! E come tu certamente saprai, quel tuo scritto di denuncia sulla condizione lavorativa a Ruscio è stato l’occasione per la realizzazione di un incontro a livello comunale tra i giovani del territorio; un momento di confronto e di riflessione dal quale forse non è scaturito niente… ma tuttavia qualche cosa si è mosso!!

Ti dedico questo pezzo anche perché anch’io ho inneggiato più volte alla bellezza incontaminata del nostro paese, non rendendomi forse conto di tutti i problemi che contestualmente esistevano ed ancora persistono. Ma, mi devi credere, le mie parole sono la trascrizione in un testo di quello che tanti e tanti romani/rusciari pensano del nostro (anzi del tuo) paese.

Ed è vero che per noi è e rimane un’oasi estiva di pace e di tranquillità. Sapessi il magone che prende quando la domenica sera riprendiamo la strada statale per tornare a Roma, ritrovarci tra traffico, rumore o lavori a volte non graditi! Quante volte passeggiando tra i verdi prati di Ruscio abbiamo pensato: ma se ci trasferissimo qui che si sta così bene, dove ancora puoi trovare quel clima di comunità, familiarità dove saluti tutti, chiacchieri con tutti, ti accosti a tutti ed hai intorno tante persone con le quali stai veramente bene?

Ma come potremo vivere, quale attività intraprendere, come potremo guadagnare qualcosa? Possiamo limitarci a fare ghirlande tutti i giorni, possiamo sostenerci con un agriturismo? oppure con un “call center” o con una qualsiasi attività commerciale? Chi ci supporterebbe, chi ci aiuterebbe a trovare una strada, qualcosa da fare (perché oggi di certo non basta la buona volontà del singolo, i suoi mezzi finanziari ed i suoi sforzi)?

Ed allora cominciano ad affiorare i dubbi, prendono consistenza i problemi, gli stessi che tu nei tuoi pezzi evidenzi. Non può bastare solo la tranquillità e la bellezza del luogo per vivere! Ed allora torniamo con i “piedi per terra” e razionalizziamo che al momento quel sogno può essere e rimanere solo un sogno, da vivere forse come semplici pensionati, quando lavorativamente parlando, ci ritireremo avendo fatta la nostra parte.

Senza accorgermene sono finito col parlare delle nostre esigenze e sono finito col considerare il nostro paese ancora una volta come un’oasi da vivere quando saremo pensionati, ma allora per voi giovani residenti non sembra esserci alcuna soluzione?

Non ho niente da insegnarti ma spero vivamente che continuerai a scrivere e che le tue idee non rimangano solo un articolo da pubblicare su questo giornale ma diventino, nella piccola realtà del Comune di Monteleone di Spoleto, spunto e sprone per una riflessione più attenta ai reali problemi del paese e siano di stimolo tra i paesani per farli uscire da quel “letargo” mentale e da quella egoistica indifferenza verso i problemi di interesse generale e collettivo che una comunità deve necessariamente affrontare per cambiare in meglio uno stato di cose non più sopportabile.

Scusami se ti ho tirato in ballo ma con i tuoi articoli veri e sinceri – come può essere vera e sincera una ragazza della tua età che ha una vita da vivere ed un mondo da conquistare – mi sei piaciuta!!

Sei giovane, hai un mondo davanti che si può cambiare. Senza arrivare al mondo intero puoi cominciare dal tuo piccolo paese dove sono sicuro sono presenti tante giovani forze, ragazzi che hanno a cuore le vicende di Monteleone, che non possono e non devono restare a guardare e che soprattutto non devono avere paura di agire quando sono convinti di stare dalla parte del giusto e dell’onesto.

Con sincero affetto ed ammirazione.

Pier Paolo