Spesso ci capita di vedere, visitando qualche città, indicazioni turistiche, reclamizzate ripetutamente, che creano curiosità, attesa, interesse, magari….per un semplice “pezzetto di colonna antica”.
In questo nostro piccolo angolo di Umbria, invece, forse di indicazioni ce ne sono poche, ma di interessi culturali tanti.
Da piccola, mio papà, da orgoglioso “triaro” di discendenza , mi insegnava che Trivio significava “tre vie”, essendo stato un centro importante dove, in tempi antichi, passavano tre importanti strade di comunicazione.
E questo lo sapevano anche gli antichi romani e ne sono testimonianza i reperti numerosi che risalgono addirittura al III secolo a.C., e che si trovano vicino la chiesa, all’ingresso del paese. Altri reperti, frutto di recenti scavi, effettuati nella stessa zona, sono tutti risalenti al periodo storico, lo stesso, dell’importantissino tempio romano, trovato a Villa S. Silvestro di Cascia, al di là dei Monti Cornuvole e Atino.
Ruscio, invece, in posizione pianeggiante, in mezzo a grandi prati, senza copertura di appoggio, non era un centro strategico nelle battaglie, ma fu lì che intorno al 1000, al tempo dei Longobardi, fu costruita la prima “pieve” (luogo di preghiera della “plebe”), S. Maria de Equo, oggi la chiesa di S. Maria del Piano, nella valle del Corno, dove appunto si riuniva a pregare la popolazione di Trivio, di Monteleone e dei vari casolari che poi sarebbero diventati Ruscio. Circa mille anni fa!!
A Monteleone invece grande memoria degli Etruschi, perciò ancora prima dei romani, con la Biga. Attualmente la si può vedere in una riuscitissima copia fatta dall’originale che sta a New York. Poi, da ammirare, ci sono le favolose mura di cinta. Quante battaglie quanti scontri avranno fronteggiato. Sono la dimostrazione di quanto fosse necessaria la difesa. Mura veramente belle, specialmente dopo il restauro e la bella illuminazione, sono lì a parlarci di imponenza e importanza. E a testimonianza di quel periodo anche la chiesa di S. Francesco con la facciata gotica e il tipico chiostro francescano. Per quanto riguarda le pitture, quelle ritrovate sotto la chiesa di S. Francesco, sono addirittura del ‘400.
Anche Usigni ha la sua importante opera storica e artistica: chiesa con la facciata realizzata da artista della scuola del Bernini, si proprio del Bernini, l’autore del colonnato di Piazza S. Pietro e della Fontana grande di Piazza Navona. Sembra impossibile che un piccolo paese possa ospitare un’opera legata a così grande artista.
A Gavelli, nell’antica chiesina ci sono gli affreschi di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, importante artista della scuola del Perugino e Raffaello, con i colori e lo stile tipico di questi due famosissimi pittori.
E poi il santuario rupestre della Madonna della Stella, sullo stile del convento di Subiaco, inserito nella roccia tra spuntoni e scale di pietra.
Quante cose da vedere! Questo non vuole essere un elenco arido e distaccato, ma una presa di coscienza delle nostre ricchezze culturali. Sembrano i tasselli di un invitante dèpliant turistico, che fanno rivivere la mitologia, i fasti, le vittorie, le disfatte storiche e l’evolvere dell’arte.
Non abbiamo dunque “pezzetti di colonne antiche”, ma statue, mura, facciate, pitture. Tutti reperti reali e consistenti. Ma si potrebbero valorizzare?
P.S.: Ringraziamo Don Angelo Corona per le notizie storiche gentilmente fornite.