Ritornare per ritrovarsi ed incontrarsi di nuovo. Ogni anno il rito si ripete. E’ qualcosa che supera i migliori propositi e la voglia di emozioni o esperienze diverse, di viaggi in paesi lontani, di sensazioni che il nuovo ti sa e può dare.
Ritornare per la certezza di ritrovare i punti fermi della propria vita, cercati nelle persone, nei luoghi, in quello che reputi immutabile: la grande montagna che ti sovrasta, il letto di sassi nel fiume in secca, il tuo albero che cresce in mezzo agli altri, la vita di bambini e di giovani che diventano sempre più grandi.
Ma è anche la tristezza di non ritrovare qualcosa o qualcuno, gli amici, i conoscenti, i punti di riferimento, quelle persone che sempre ci sono state, che ingenuamente pensi saranno per sempre accanto a te. Perché qui tutto sembra eterno, immutabile come l’affetto per tutto e tutti quelli che ti circondano, perché e’ dentro di te, perché fa parte di te. Ed invece anche in questo fantomatico o idilliaco paradiso la vita passa, scorre lenta portandosi via le cose ma soprattutto le persone care.
Tornare e non trovarli più ti rende triste. E’ questo il bello ma anche il brutto del nostro paese, perché finchè tutto va bene è una gioia, ma poi quando il dramma succede è una tragedia. Non è il mordi e fuggi, non è la banalità di un week-end in posti alla moda, non è l’essere sconosciuto in mezzo a tanti sconosciuti. Qui ti senti dentro ad un qualcosa che fa parte di te, ed è come un pezzo della tua vita che sparisce.
Non posso non pensare a Remigio, alla dignità con cui ha sopportato il triste Calvario. Non c’e ragione e giustificazione alla morte, soprattutto quando è così crudele e si accanisce su una giovane vita. Invidi chi ha fede perché ti può consolare, ma fino a che punto!! Non l’accetti.
Ma ricordi anche le persone anziane, anche coloro che hai sempre visto, salutato e rispettato, perché un tempo erano gli amici di tuo padre, quelli con cui facevi le passeggiate, parlavi. Niente di profondo forse, o di particolarmente personale, ma c’erano.
Ritrovarli era una costante.
La loro mancanza ti immedesima nel tempo che inesorabile passa e che tutto fagocita. Non c’è più Leonello: ci mancherà la sua bonomia, ci mancheranno i suoi racconti dei tempi andati, la sua disponibilità ed il suo sorriso. La grande casa è ancora piena di tanta gente e di bambini che calpestano quel prato dove un tempo noi trascorrevamo la nostra spensierata estate.
E’ tutto uguale ma non è più lo stesso.
Un abbraccio, un sorriso ed un immenso ricordo che mai ci abbandonerà, mai.