Roma, anni venti. Testaccio, Piazza dell’Emporio (dove ora sorge una fontana); a due passi dal Tevere, un piccolo chiosco per la mescita delle bevande. Giulio e Filomena Belli in posa tra il cartello che indica il costo del vino dei Castelli, 5 lire al litro, e quello che propone la sagoma inconfondibile di una bottiglietta di Coca-Coca, a simboleggiare l’inizio di una nuova epoca.
Uomo tutto di un pezzo ma di grande bonta’ e all’antica, legato tenacemente ai valori rurali della sua terra d’origine mai dimenticata, Giulio come molti a Roma per necessita’ e non per scelta, aveva intrapreso una strada diversa da quella di tanti suoi compaesani di allora. Consegnava giornalmente non carbone, ma latte, prima della grande guerra, al Pigneto. In seguito, messa su famiglia, aveva aperto il chiosco di Testaccio, affollato all’alba dai vetturini delle carrozzelle e barrozzette in sosta; aveva poi continuato dal 1934, durante i difficili anni della guerra, l’attivita’ commerciale a San Lorenzo, mantenuta praticamente fino a quasi al termine della sua lunga e serena vita, all’inizio degli anni ’80.
In piedi da sinistra Giulio Belli, padre di Claudio e a destra Gaetano Belli padre di Velia e Nella (mamma di Pierpaolo e Donatella Vannozzi); accosciato tra i due Claudio Belli da ragazzo. (Arch. Privato Fam. Belli)
Ma il suo cuore non aveva mai abbandonato la sua terra. Racconta va sempre, tra la scarsa attenzione di parenti e nipoti, storie lontane, forse e vere, di come un suo avo, certo Simone Belli, dopo varie peripezie fosse giunto con la famiglia in quel Ruscio alla fine del ‘700 in cerca di miglior fortuna.
E nella casa di lui le iniziali S B e la data: 1800, immortalata nella pietra, insieme alla scritta che sarebbe poi diventata filosofia di vita per Giulio: MODERATA DURANT.
Ricordava cosi’ la sua breve e cosi’ lontana infanzia: il materasso di foglie, accanto all’enorme camino, dove giocava e dormiva con i fratelli, il caldaio sul fuoco dove spesso si cucinavano polente "piu’ di acqua che di farina", il sacchetto con i fagioli secchi che di nascosto sottraeva per saziare la fame. Ma forse cio’ che piu’ amava ricordare era la visione dello snodarsi delle vacche bianche che, bambino, prima ancora di lasciare la sua terra per la campagna laziale al seguito dei pastori, accompagnava al pascolo. "Le ultime non erano ancora uscite dalla stalla che le prime gia’ calpestavano l’erba del Monte Alto…".
ANNOTAZIONE del 06/05/2018
Il motto "MODERATA DURANT" (Le cose moderate durano) è presente anche sul bel portale cinquecentesco a bugnato dl Palazzo del Monte Frumentario in Monteleone di Spoleto.
Portale del Palazzo del Monte Frumentario in Monteleone di Spoleto (da http://www.monteleonedispoletoeventi.it)
Il motto è forse da ricondursi a Solone, legislatore e poeta greco del VII-VI secolo a.C, ripreso poi da Seneca nella propria tragedia Troades (Le Troiane): “Violenta nemo imperia continuit diu: moderata durant” (nessun regime violento durò mai a lungo: solo quelli moderati resistono nel tempo).