La storia mineraria del Comune di Monteleone di Spoleto e’ ben testimoniata, non solo dalle vicende legate allo sfruttamento delle miniere di ferro presenti nel territorio (Monte Birbone, Monte Cornuvolo) e del loro intensivo sfruttamento, con annessa lavorazione del materiale, gia’ oggetto di approfonditi e diffusi studi, presso la famosa ferriera di Ruscio, ma anche dall’attivita’ estrattiva della lignite, nei pressi del fiume Vorga.
I Ragazzi del Servizio Civile Nazionale alla presentazione ufficiale del lavoro svolto, tenuta presso il Teatro Comunale di Monteleone di Spoleto il 25 agosto 2007
Tale attivita’ estrattiva ha coinvolto, in piu’ riprese, con particolare incremento, durante le maggiori crisi energetiche e politiche, coincidenti con i due conflitti mondiali, tutta la popolazione del comune di Monteleone di Spoleto e dei comuni limitrofi.
Gia’ nei primi anni del secolo scorso, come ampiamente documentato dagli annuari del Corpo delle Miniere, si erano effettuati alcuni studi ed ispezioni nel tentativo di misurare la potenza del banco di lignite, in alcuni punti affiorante dal terreno. La crisi energetica legata alla rottura dei rapporti con l’Impero Austriaco, spingeva, poi, allo sfruttamento delle prime vene di lignite.
Dapprima, con miniere a cielo aperto, poi, in seguito con la realizzazione di una fitta rete di gallerie, e la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla estrazione del materiale: baraccamenti per operai, magazzini, piani di carico, pompe per l’aria e per l’estrazione dell’acqua.
Intere generazioni di uomini della zona, che come bacino occupazionale si spingeva da Spoleto a Norcia e alla vicina Leonessa, hanno prestato la loro opera nelle miniere, che, nel periodo di maggior utilizzo, erano state collegate alla zona di Ferentillo, lungo la viabilita’ della Valnerina verso le acciaierie di Terni da una moderna teleferica, che superava il famoso Salto del Cieco. Destinazione delle ligniti di Ruscio erano le nascenti Acciaierie di Terni, legate all’allora fiorente industria bellica.
Durante il periodo fascista, dominato dall’idea autarchica, vennero effettuati ulteriori studi e ricerche per un intensivo sfruttamento della zona, commissionati dal Comitato Nazionale per l’Indipendenza Economica. Tali studi, in ben altro ambito sociale, vennero condotti anche nei primi anni ’70. Altro aspetto dell’insediamento minerario, di non poca rilevanza sociale, e’ rappresentato dal fatto che le miniere divennero anche luoghi di prigionia e campi di lavoro. Nel corso della prima Guerra Mondiale vi lavorarono soldati austriaci prigionieri di guerra, durante la Seconda, accolsero, fino alla tragica data dell’8 settembre, prigionieri civili, provenienti dalle deportazioni dell’Istria e della Croazia.
Dopo di che, con la chiusura nei primissimi anni ’50 del secolo scorso, il declino e un inspiegabile oblio, tanto che si perdono completamente, non solo le tracce sui terreni, ma anche la memoria di tale impresa.
Della miniera di lignite di Ruscio non esiste piu’ nulla.
La ricerca dei 12 Volontari del Servizio Civile Nazionale, prende le mosse da questa consapevolezza. Quasi un luogo “non luogo”, il cui studio e la cui riscoperta prescindono dalla localizzazione geografica delle Associazioni promotori di tale progetto: un viaggio nel nostro recente passato, l’eredita’ lasciataci da una societa’ in fase di prima, rudimentale industrializzazione.
Un ringraziamento particolare ai “nostri 12 Volontari” che, con l’entusiasmo della loro giovane eta’, e con il loro impegno, hanno reso possibile questo lavoro.
Abbiamo, da loro, ricevuto molto di piu’ di quanto possiamo aver dato.
Gli Operatori Locali di progetto
Pro Loco di Castelluccio
Pro Loco di Norcia Enza Testa
Pro Loco di Ruscio Francesco Peroni
Pro Loco di Trivio Ilario Moretti