Ruscio appare oggi come un paese “quasi senza passato”, con i suoi tetti rifatti, le facciate dipinte di fresco, le stradine asfaltate percorse da rombanti motociclette e da sempre più numerose macchine.
Si cerca invano di ritrovare “qualcosa di antico” o di individuare quegli odori caratteristici, provenienti un tempo dalle molte stalle e dai magazzini, che racchiudevano tutta la ricchezza (poca, per la verità) dei nostri nonni contadini. Quei locali oggi sono diventati comode case per le nostre vacanze estive.
Anche se in modo diverso, noi abbiamo raccolto ed utilizzato quella “ricchezza”, continuando ad amare e a fare amare ai nostri ragazzi questo piccolo paese, immerso in una splendida natura che, almeno quella, è rimasta immutata.
Ho parlato prima di un paese quasi nuovo (colpa del terremoto o merito del progresso?)
Ma a noi, “giovani degli anni Cinquanta”, ogni angolo sparito di Ruscio è impresso nella mente e nel cuore, suscitando ondate di ricordi, specialmente quando ritroviamo vecchie, ingiallite fotografie, testimonianze di un tempo che fu.
Tra questi angoli spariti merita una nota particolare il famoso ponticello di legno, detto passerella, sul quale la gioventù locale e romana si ritrovava per parlare, ridere, scherzare e per guardare le stelle, soprattutto nella famosa notte di S. Lorenzo.
Anche oggi, sul ponte di cemento, che ha soppiantato il vecchio ponticello (tanto osteggiato all’inizio della costruzione e rivelatosi, poi, un’opera pubblica decisamente indovinata del nostro “parsimonioso” Comune) la gioventù degli anni ’90 ama sostare, parlando con serietà e competenza dei problemi attuali e magari, furtivamente, anch’essi guardano le stelle ed ammirano il profilo nitido dei nostri monti, proprio come noi… tanti anni fa!