Rusciani al lavoro

By proruscio

 Nel realizzare il  libretto celebrativo della festa della Madonna Addolorata del 2009 ho voluto coinvolgere i “Rusciani” che attualmente svolgono attività, sia a Ruscio che a Roma, nei diversi settori del commercio e che si sentono fortemente legati alla loro terra di origine e dalle cui radici hanno tratto quel senso di sana laboriosità, di costante volontà e di decisa determinazione nel costruire  il loro successo nel lavoro e nella vita.

 Nei vari anni, soprattutto quelli a cavallo tra le due guerre mondiali, numerosi rusciani si sono visti costretti a cercare lavoro lontano dalla loro terra nativa con grandi sacrifici economici, restando per lunghi periodi lontano dai propri famigliari, e creando, nelle nuove destinazioni, con la loro laboriosità,  aziende e attività commerciali.

 Altri, invece, hanno continuato ad operare sul territorio con grande perseveranza e sacrificio raggiungendo, in alcuni casi, un certo successo economico con le loro aziende a volte create dal nulla.

 Senza entrare nello specifico delle notizie trattate nel libretto, che vi invito a leggere, in questa sede mi preme descrivere brevemente gli incontri avuti, durante le visite da me effettuate, quasi sempre in compagnia di Nena Cicchetti,  presso i loro “negozi”,  per trasmettervi  la mia sensazione e la mia positiva sorpresa per l’accoglienza ricevuta e l’entusiasmo, unito ad un comprensibile orgoglio, degli interessati nel raccontare i fatti più salienti della loro vita lavorativa.

 Sarebbe troppo lungo descrivervi i 42 incontri avuti che mi hanno portato, oltre a quelli effettuati a Ruscio, da Guidonia a Pomezia, da Monte Mario a Monte Sacro, da Ponte Milvio al quartiere Monti, da Cavalleggeri al Torrino alla “caccia” delle persone da intervistare: mi limiterò ad alcuni che mi sono rimasti più impressi nella memoria, scusandomi anticipatamente con tutti gli altri.

 Entrare nel laboratorio di apicoltura di Luciano Reali, vederlo al lavoro,  con  il suo camice bianco alla dosatrice dell’ottimo miele prodotto dalla sua azienda; ascoltare da lui, che all’apparenza sembra estremamente riservato e timido, la descrizione della fasi della lavorazione fino al prodotto finito, con tono estremamente professionale, è stata una bella sorpresa.
 Diverso l’atteggiamento di Giulio Cicchetti, più abituato a trattare con le persone, che mi descriveva con un certo orgoglio di inventore, le caratteristiche del nuovo cuscino da lui brevettato e realizzato  utilizzando la pula del farro, fino a quel momento considerato materiale di scarto e che invece può essere utilizzato per la realizzazione di cuscini e di materassi per un migliore e fresco riposo e come rimedio al decubito  negli ambienti ospedalieri.

 Ascoltare dalla voce di Mario Gervasoni che la loro famiglia era originaria di Bergamo e che i primi  Gervasoni sono finiti a Ruscio per ordine del Papa per lavorare il ferro di cui erano esperti presso le ferriere di Ruscio, e percepire l’orgoglio di tale fatto che traspariva dal suo volto è stato bello perché da quelle parole traspariva tutto il su affetto ed il suo legame per Ruscio.

 Sergio Di Cesare mi ha ricevuto nel suo bellissimo ufficio, altamente professionale, pieno di testimonianze del suo interessante percorso lavorativo; ma il momento più toccante dell’incontro è stato quando mi ha mostrato, con orgoglio filiale, l’attestato rilasciato al padre per  la sua lunga attività nel commercio, dimostrando, in tal modo,  una grande sensibilità e un forte attaccamento alle sue origini rusciane.

 E che dire della partecipazione di  Teresa Perelli all’iniziativa: il suo entusiasmo è stato tale da coinvolgere non solo le sorelle Brigida e Cinzia ma si è fatta promotrice presso il cognato Rodolfo marito di Romina e presso Andrea Reali, figlio di Elio le cui attività commerciali gravitano tutte intorno a Via della Cava Aurelia da cui prese le mosse l’attività lavorativa romana di Mario Perelli.

 E come tacere della piacevole conversazione avuta con Angelo e Tullio Cicchetti nel ricordare, attraverso questa piccola iniziativa, insieme alla loro madre Ida, gli inizi dell’attività lavorativa a Roma del loro padre Mario, purtroppo deceduto prematuramente.

 Il grande affetto per Ruscio di Quinto Poli, per le sue origini e soprattutto per la sua sincera devozione alla Madonna Addolorata, si è concretizzato, dopo una appassionata descrizione dei suoi successi legati anche al ricordo dei due Ercole,  padre e  figlio, oltre che con una generosissima offerta anche a fornirmi un pieno di gasolio per venire incontro alle spese dei trasferimenti per l’iniziativa.

 Non ero mai stato alla cava degli Agabiti: sono rimasto fortemente impressionato per l’imponenza dei mezzi usati per il trasporto di grandi massi e per la quantità di complessi macchinari usati  per  la lavorazione del materiale inerte nelle sue diverse linee produttive fino a ridurlo,secondo delle necessità, anche in polvere. La cosa che più mi ha meravigliato era che a manovrare tali giganteschi mezzi c’erano i figli di Fabio e di Enzo.

 Non voglio tediarvi oltre: per conoscere tutti gli altri che generosamente hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa, vi rimando alla lettura diretta del libretto.

 La nostra piccola, e per nulla pretenziosa, ricerca si è proposta di mantenere vive le origini e il legame con Ruscio di quanti sono stati costretti dagli eventi a lasciare il paese nativo e, senza rinnegare le radici che li legano ancora agli usi e costumi del loro paese, continuando a lavorare a Roma vogliono però mantenere viva la tradizionale festa della Madonna Addolorata che costituiva (e dovrà costituire sempre) un sincero e devoto omaggio alla Madonna e nello stesso tempo  un momento di ritorno alle proprie case native  e di sano, gioioso e amichevole incontro con i paesani.