Sono davvero tantissimi.
Il paese è immenso. Stanno entrando nel futuro a velocità pazzesca.
I superlativi con la Cina non bastano mai. Benché preparata da diligenti letture di libri, guide e quant’altro, sono riuscita comunque a stupirmi viaggiando in Cina.
Credo di interpretare anche le sensazioni e le opinioni dei miei compagni di viaggio (tutti ottimi e collaudatissimi!!!), affermando che questo grande paese merita di essere visto e, perché no?, rivisto.
Rusciari… ovunque!!
Un passaggio è troppo poco per capire, basta appena per il primo approccio, perché nella sua vastità, nella sua ricchezza culturale e sociale, nei suoi contrasti, nel suo viaggiare a due velocità (com’è evidente perfino nelle grandi metropoli!), non si fa cogliere al volo. E’ un po’ restio a farsi conoscere questo paese, che, però, quando inizia a scoprirsi ti entra dentro e ti rimane per sempre.
Non è solo una questione di Città Proibita o di Grande Muraglia – che, a proposito, è un omaggio impressionante alla grandezza e alla follia, al contempo, dell’uomo –, di Esercito di Terracotta – che non sono da meno!!! – o di paesaggi fuori da ogni dimensione temporale, come il fiume Li da Guilin a Yanshuo: è l’insieme di questo e di 1 miliardo e trecento persone di oggi e di ieri, del passato recente e di quello più lontano dei tempi dell’Impero celeste, che hanno saputo costruire una civiltà carica di luci e ombre, ma di assoluta genialità, fatta di rispetto e di ferocia, di passione per il bello e di furia distruttrice.
Il logo della Metemozioni, nostro tour operator in Cina
Tutto questo è la Cina che mi ha appassionato e che ora lascio raccontare ai ragazzi del gruppo, partecipi con grande coinvolgimento di questa grande avventura, che – detto per inciso, ma nemmeno troppo – ha avuto un’organizzazione perfetta, senza sbavature, grazie al tour operator della nostra Anna Rita.
Simona
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SHANGHAI (di Flaminia Maria Vannozzi)
Un misto tra antico e nuovo, vecchie tradizioni e modernissimi e sofisticati grattacieli, i colori delle risaie e le luci delle grandi metropoli: questa è la Cina, una terra sconfinata, ancora in gran parte a noi sconosciuta. Un viaggio bellissimo, sicuramente faticoso, ma che mi ha fatto conoscere una terra con tradizioni così diverse, ma ormai sempre più simili, alle nostre.
Tutti noi abbiamo avuto impressioni diverse, provato emozioni differenti a seconda dei luoghi in cui ci trovavamo: ognuno porta con sè un piccolo pezzo di questo stato enorme, la cosa che più gli è piaciuta. Qual è questo luogo per me? La risposta è semplice: Shanghai. Siamo arrivati in questa città in pieno giorno, agli sgoccioli della nostra vacanza (infatti, ho detto che lì siamo rimasti troppo poco!!), e passando la prima volta per quelle strade, in mezzo a quei grattacieli, non ho forse capito bene come era questa città, non sono riuscita a cogliere il suo fascino fino in fondo, ma ho dovuto aspettare poco per vederla nel suo massimo splendore: la sera, infatti,Shanghai mi si è mostrata in tutta la sua bellezza.
Ricordo che vorrei aver avuto più occhi per riuscire a vedere tutto quello che c’era; voltavo la testa per guardare tutto quello che era possibile, cercando di cogliere tutti i particolari. Sono rimasta abbagliata da Shanghai, in tutti i sensi, anche per le migliaia di luci che la illuminavano rendendola unica ai miei occhi. Sono una persona che ama tutto ciò che è moderno, i grandi spazi e non so come descrivere l’emozione di quando siamo arrivati davanti al nuovo quartiere di Shanghai: Pudong. Passare in mezzo quei grattacieli, costruiti in tempi record, salire sul quarto grattacielo più alto del mondo,il Jin Mao, a centinaia di metri di altezza, con tutta Shanghai ai tuoi piedi, credo che sia stata un’esperienza come poche.
La mia impressione è stata quella di trovarmi, per un attimo, nel futuro, anche perché non siamo abituati a vedere cose del genere, perché le nostre città sono totalmente diverse!!
Non dimentichiamoci, però, che siamo ancora in Cina ed anche Shanghai, come le altre città cinesi, ha un qualcosa, anche se molto poco, che ci riporta alle millenarie tradizioni cinesi e a tutti coloro che sono passati ed hanno lasciato un segno in questa bellissima città. Si trovano quartieri risalenti alla colonizzazione degli europei, che per un attimo ti fanno tornare nella Londra dell’800; il quartiere giapponese, la case dei mandarini con i loro bellissimi giardini, le piazze con i mercati tipici ed i loro tanti ristoranti di specialità del posto.
Accanto a questi, ci sono le grandi vie commerciali, piene di negozi, quasi tutte marche italiane, piene di questi nuovissimi centri commerciali. Una curiosità: la loro via dei negozi, che possiamo definire la loro “Via del Corso” è lunga ben cinque chilometri!!! Una delle ultime immagini che mi ha lasciato questa città è stata ad un semaforo quando una moltitudine infinita di persone attraversava la strada ed in mezzo tante macchine e biciclette che sfrecciavano, ricordandomi quei tanti film dove vediamo cose del genere che ci sembrano irreali me che invece esistono davvero!!!
Spero in futuro di vedere tante altre belle città in giro per il mondo, ma le emozioni che mi ha trasmesso Shanghai credo che non saranno, quasi sicuramente, ripetibili.
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DA RUSCIO…..ALLA CINA (di Diletta Taliano)
Premesso che il viaggio che abbiamo affrontato e che ci ha portati dall’altra parte del mondo è stato lungo, vasto, e ricco di esperienze e sensazioni, risulta un po’ difficoltoso riuscire a dare le giuste impressioni in poche righe…
Da dove iniziare? Non c’è bisogno di dire che non si è trattato di un viaggio propriamente comune: solo fino a qualche decennio fa il nome “Cina” richiamava alle orecchie della gente chissà quale luogo esotico e affascinante – almeno quanto lontano e irraggiungibile.
Ebbene, abbiamo valicato questa epica distanza: e ci siamo effettivamente trovati immersi in un altro mondo. Dalla cultura alla gente, dagli odori ai sapori, dalle città alle dimensioni delle costruzioni, tutto mi è apparso completamente nuovo.
E’ tutto così spaventosamente in grande: d’altronde l’estensione della municipalità di Pechino è pari a quella della regione Lazio! Cosa ci si dovrebbe aspettare! È quasi un luogo comune, la proverbiale quantità di cinesi; eppure trovarcisi dentro è diverso. Vedere il traffico a Pechino, o anche solo le strade (arrivano fino a otto corsie!)… lascia un po’ colpiti, per quanto si può essere preparati.
Si ha davvero l’impressione di trovarsi in un’enorme formicaio: e in effetti i cinesi sono persone laboriose. La scuola è impegnativa e fortemente selettiva, e fin da piccoli vengono educati alla ferrea disciplina, tanto da creare nell’immaginario collettivo occidentale la diffusa idea di tanti “soldatini”, tutti uguali (per il nostro occhio superficiale) e sincronizzati, quasi fossero marionette. Invece il popolo cinese non è affatto piatto: al contrario, ha una grande voglia di affermazione.
E visti i grandi progressi e le grandi aspettative, non mi stupisco nel sentire gente fare commenti sprezzanti su questa razza (per paura di chissà quale invasione), gente che si sente e si proclama superiore, come se la Cina si esaurisse tutta nella produzione di borse taroccate e tutti i cinesi fossero rappresentati egregiamente dall’esemplare di venditore ambulante sotto casa (“signola complale?”).
Invece questo grande Paese ha una cultura enorme alle spalle, non inferiore alla nostra solo perché differente. E ha una storia che affonda le proprie radici in tempi remoti; storia, quella cinese, antica e compatta, proprio come il grande impero celeste.
La “filosofia di vita” cinese è opposta alla nostra di persone occidentali; ad esempio loro hanno una visione del bon ton un tantino più elastica: in più occasioni ci siamo trovati imbarazzati (noi!) di fronte a ragazze magari carine e minute che, dopo un sonoro rutto, facevano spallucce e tornavano spensieratamente alle loro occupazioni.
Alla guida e per le strade i cinesi sono molto più “dinamici” rispetto a noi; nel senso che se avevano fretta non si curavano di fermarsi alle strisce per far passare noi poveri pedoni indecisi, che, se azzardavamo un passo avanti per imporre la nostra precedenza, dovevamo essere consapevoli di farlo a nostro rischio e pericolo.
Eppure questo popolo poco formale e così “spontaneo” (“maleducato”, verrebbe da dire a noi) è lo stesso che tiene amorevolmente degli uccellini in gabbiette di legno, appese nei parchi, e che ogni giorno porta loro cibo e acqua; è lo stesso che ogni mattina all’alba si raduna negli ampi spazi verdi per praticare il tai chi (ginnastica morbida e dalle figure artistiche, che fa quasi pensare ad una coreografia); è lo stesso che, nonostante il ritmo di vita frenetico, riesce a dedicare tempo al rituale del tè, bevanda antica, simbolica della loro cultura.
Ma soprattutto questa gente mi ha fatto sorridere per il suo sbalordimento nei nostri confronti: girando per le strade, venivamo spesso fermati, fotografati, additati da persone di ogni sesso ed età, semplicemente incuriosite dai nostri tratti somatici così inusuali e dal nostro essere “turisti occidentali” (ce ne sono davvero pochi), simboli quindi del mondo “moderno”, quello dei film americani e degli hamburger.
Episodi come quello di una bambina che, tirandomi timidamente la maglietta, mi ha chiesto in un inglese un po’ incerto di farmi una foto insieme a lei e alle sue compagne, sorridendo contenta e stringendomi la mano, erano all’ordine del giorno.
È un popolo, insomma, ricco di contraddizioni, al tempo stesso amorevole ed egocentrico; forse noi occidentali possiamo vantarci di apparire più “educati” e formali, ma sicuramente siamo lontani anni luce dalla loro costanza, e anche dalla loro poeticità.
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LA CUCINA (di Cecilia Calabrìa)
Forse l’impatto più difficile del viaggio è stato quello con la cucina cinese. Nonostante il fascino e la conoscenza dei vari ristoranti cinesi in Italia,nei primi giorni del nostro viaggio il cibo ci ha disorientato.
I nostri pranzi erano caratterizzati da piatti coloratissimi serviti tutti contemporaneamente al centro del tavolo e ciascuno disponeva di piccoli piattini e ciotoline in cui servirsi. Le bacchette sostituivano le nostre posate , non è sempre stato facile avere almeno le forchette, per cui tutti hanno accettato la sfida anche se alla fine solo alcune di noi si sono specializzate e sono riuscite a mangiare almeno il riso come i cinesi.
L’aspetto dei vari piatti era molto curato e colorato. Il pesce spesso veniva presentato a tavola intero e immerso in salse e guarnizioni che ne esaltavano i particolari. Non si può dire lo stesso delle zuppe e minestre che a volte avevano aspetti molto inquietanti e, anche se poi zio Paolo garantiva un ottimo sapore, molto spesso noi ci siamo rifiutati di assaggiare.
La cucina cinese varia molto anche rispetto alle regioni geografiche visitate. La cucina del Nord, dove il nostro viaggio è iniziato era molto diversa dalla cucina di Shangay dove invece è finito e dove abbiamo ritrovato gli involtini primavera e altre prelibatezze già conosciute.
Una menzione speciale va però all’Anatra Laccata che ha ricevuto l’approvazione unanime di tutto il gruppo e insieme alla cena a base di ravioli rimarrà sicuramente tra i sapori più graditi di questo indimenticabile viaggio