Da anni a Leonessa si protrae il dibattito sul collegamento sciistico tra Campo Stella e il Terminillo. Stando alle cronache, più volte ci sono stati degli impedimenti che hanno rinviato o addirittura bloccato la costruzione. I leonessani hanno perfino dato vita ad un referendum secessionista in cui si è votato l’annessione del comune all’Umbria per superare l’empasse burocratica che blocca il progetto.
Come sempre, le opinioni si dividono in favorevoli e contrari. I primi sostengono che il progetto consentirebbe il rilancio del turismo nella zona, creando occasioni di lavoro che vanno dalla costruzione e gestione di nuovi alberghi, verosimilmente anche di appartamenti, ai più semplici impieghi nell’azienda che gestirà le sciovie. Sarebbe una boccata d’ossigeno per combattere lo spopolamento, soprattutto per i giovani della zona.
Impianti dismessi di Monte Tilia (foto M. Rauco)
I secondi, invece, sostengono che la costruzione degli impianti ferisce gravemente la montagna, provocando, tra le altre cose, un’alterazione dell’equilibrio idrologico con la costruzione degli impianti di innevamento artificiale, e tante altre questioni di carattere ambientalista.
Guardando alla questione con uno sguardo più ampio gli impianti di Leonessa sono solo uno dei tanti casi di dibattito circa “l’economia sostenibile”, di cui recentemente si parla molto. Spiegata in maniera molto semplice la questione è la seguente: poiché entrambe le posizioni sono corrette, sia pro che contro sostengono cose vere, ci si chiede cosa fare. Negare le ragioni altrui a priori è solo fazioso.
Impianti di Campo Stella (foto M. Rauco)
Ci sono però dei casi, e questo è uno di quelli, in cui a fronte di costi ambientali ed economici certi vi sono solo benefici assai incerti. Il confronto tra costi certi e benefici incerti rende assai scivoloso il terreno su cui dibattere. A gennaio 2009 è apparso un articolo su La Repubblica http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/funivie-fantasma/funivie-fantasma/funivie-fantasma.html che sintetizza un tristissimo censimento sugli impianti da sci abbandonati, a cui anche il futuro comprensorio Teminillo-Leonessa rischia con quasi certezza di aggiungersi. Indovinate dove sono concentrati la maggior parte degli impianti abbandonati per scarsi profitti generati? Sulle Alpi!! Figuriamoci sull’Appennino!!
Qui ne sono stati abbandonati un numero minore solo perché ve ne sono di meno, ma in percentuale mi aspetto che la cosa sia rivoltata, ne sono “morti” molti di più sull’Appennino. Anziché parlare di benefici incerti, in questo caso si deve parlare di benefici improbabili.
Impianti di Campo Stella (foto M. Rauco)
Avendo casa a Ruscio ed essendo un accanito sciatore, egoisticamente la costruzione degli impianti mi farebbe piacere e comodo. Nonostante faccia il tifo per la nostra terra, per Leonessa, per le generazioni future affinché abbiano lavoro e vita dignitosa nel luogo dove sono nati, per la nostra storia e le nostre montagne perché siano valorizzate, frequentate e conservate, onestà mi chiede di essere cauto nel dire che la costruzione degli impianti sarà una cosa vantaggiosa nel tempo per i leonessani.
Invito tutti a riflettere con molta serenità leggendo l’articolo di Repubblica, senza partito preso per questa o quella posizione. Se non risultano convenienti gli impianti in Valle d’Aosta e in Piemonte nei pressi del Sestriere, come potranno esserlo quelli di Leonessa?
Da sciatore aggiungo che i chilometri di piste da sci proposti sono pochi per divertire gli sciatori, ormai abituati a ben altri chilometraggi, non siamo più negli anni settanta quando pochi impianti facevano impazzire di divertimento.
Nuovi e smisurati desideri caratterizzano da alcuni anni la domanda di servizi turistici, a cui l’offerta si dovrebbe adeguare. Ma la proposta di qualche decina di km di piste a Leonessa-Terminillo parte vecchia ancor prima di nascere.
Sciare di notte, sciare d’estate, sciare sul sintetico in città, escursionismo con gli sci dormendo in una baita sulle piste dopo aver viaggiato per chilometri, visitare musei viaggiando con gli sci, piste per competere tra amici con lo slalom a gettone, sci estremo con risalita in elicottero, fuoripista con guida alpina, sono solo alcune delle proposte turistiche già offerte da tempo altrove agli sciatori.
Il signor Rossi che vuole venire a sciare da Roma a Leonessa si fa due conti e realizza subito che con meno tempo arriva a Campo Felice o sul Gran Sasso dove si scia fino in Aprile tutti gli anni su neve naturale e con lo stesso tempo di viaggio arriva a Roccaraso, in Abruzzo, dove l’offerta è maggiore (oltre 100km di piste collegate) e ben rodata da tempo.
La concorrenza si combatte riducendo i prezzi, e quindi i benefici attesi, oppure offrendo qualcosa di unico a cui gli sciatori non possono trovare un sostituto, ma questo non è il nostro caso.
Insomma, anche contro il mio stesso interesse ci sono obiettivamente fortissimi dubbi sulla economicità del progetto, cioè sul beneficio economico generabile. Fermo restando il danno ambientale irreversibile, ma non è questo il punto di vista su cui mi soffermo perché di voci in merito ve ne sono già e perché ho tanta passione, ma poca competenza in materia.
Ringrazio ancora una volta gli amici de “La Barrozza” che mi danno l’occasione di esprimere le mie riflessioni e sarei molto lieto di ricevere fondate smentite ai miei semplici ragionamenti esposti.