Prima della guerra e subito dopo di essa, fino a quando cioè esistevano le vecchie “rivendite di carbone”, noi rusciari usavamo fermarci a fare due chiacchiere con i compaesani che avevano aperto questo genere di negozi nella capitale, sicuri di trovare sempre qualcuno dentro quei “negozi” quando si andava a far loro visita.
A Piazza Campo ‘de Fiori esisteva una bottega di carbone contigua ad un grosso magazzino che vendevo o affittava sacchi, del “giudjo” Sonnino.
Andando a comperare i sacchi per la bottega di famiglia, entrai in confidenza con la signora che gestiva il negozio di carbone (di cui purtroppo non ricordo il nome) che era originaria di Monteleone e sposata a un non monteleonese che non ho mai conosciuto.
Questa signora, come era usanza in quei tempi, veniva chiamata nel quartiere “la carbonara”. Passato del tempo, forse qualche anno, ripassai per Campo ‘de Fiori e con meraviglia non trovai più il piccolo negozio di carbone ed al posto della saccheria di Sonnino c’era un grandioso ristorante con una imponente scritta “LA CARBONARA”.
Dopo qualche tempo arrivò la moda degli spaghetti alla carbonara in quasi tutti i ristoranti di Roma. Il mio giudizio è che questa specialità non è che la copia mal fatta dei nostri “strascinati” (del resto “la carbonara” era di Monteleone !!). L’accoppiamento però non ci fa onore, perché i veri strascinati, specie quelli che faceva mia madre, erano tutta un’altra cosa e peccato per quelli che non li hanno mai conosciuti.