Sua Eccellenza Reverendissima,
ormai dovremo chiamarlo così e non più professore o semplicemente don Gino. Chissà forse ancora una volta ci concederà di dargli del tu. Quante volte in classe (per chi non lo sapesse mi ha insegnato per quattro anni al liceo ) gl i abbiamo delto che sarebbe diventato vescovo? Forse abbiamo sbagliato i tempi, ma la previsione si è rivelata perfettamente azzeccata. Proprio lui, uno di noi, nato e cresciuto a Ruscio, insieme a tanti nostri genitori, ha raggiunto un traguardo che ci rende senza dubbio orgogliosi di essere "rusciari", di essere suoi "paesani" così come insinuavano maliziosamente i miei compagni di classe ogni qual volta arrivava il giorno della pagella!
Tutto questo ci fa sperare, ci fa venir voglia di zittire i nostri pensieri o le voci degli altri quando mormorano sconsolati "purtroppo siamo a Ruscio!". E tutti noi sappiamo cosa voglia dire …. perché tante volte l’abbiamo sentito pronunciare. Non è vero ed oggi voglio gridarlo forte! Oggi che don Gino è qui in mezzo a noi, investito di un incarico che gli fa e ci fa onore. Forse il suo cammino non è stato sempre semplice, ma d’altronde per chi lo è?
Dicono che le cose più difficili ed impegnative siano anche quelle che alla fine danno più soddisfazione. Potremmo chiederlo proprio a lui, che sicuramente ne saprà qualcosa!
Chi lo sa poi se ora con questo nuovo e più impegnativo incarico continuerà a pensare a questo piccolo paesino disperso tra i monti? lo credo proprio di sì perché sto parlando della stessa persona che a scuola ogni tanto mi chiamava e mi chiedeva cosa succedeva in quel di Ruscio.
Orgoglio e speranza, dunque, sono questi i sentimenti che senz’altro oggi animeranno coloro che sono presenti a questa festa, riunitisi per far sentire al nuovo vescovo la stima che nutrono nei suoi confronti. Non mi resta che unirmi a loro.
Rita Marchetti