Il resoconto di una visita ispettiva a Monteleone di Spoleto. I problemi di ieri, non molto diversi da quelli di oggi
Tra le numerose iniziative prese da Sisto V, Papa energico, autoritario e ottimo amministratore, vi fu quella di ordinare una serie di visite ispettive ai Comuni umbri.
A questo incarico venne designato Monsignor Innocenzio Malvasia chierico, decano di Camera, ovvero funzionario della Reverenda Camera Apostolica, il Ministero delle Finanze dello Stato della Chiesa.
Il Malvasia, nella veste di quelli che oggi sono chiamati “Ispettori di Finanza”, operò sul territorio dal 1588 al 1590, anno nel quale morì Sisto V, per cui è ragionevole supporre che essendogli venuto a mancare l’appoggio del severo e integerrimo Pontefice, interruppe il suo lavoro e rientrò a Roma, tuttavia aveva avuto il tempo di ispezionare quasi tutti i Comuni umbri.
Al termine di ogni visita ispettiva il Malvasia compilava una circostanziata relazione secondo un preciso schema prestabilito.
Tra queste relazioni, custodite nell’Archivio Segreto Vaticano, ho scelto per voi, quella compilata nei confronti del Comune di Monteleone di Spoleto, un ameno paesino montano, allora confinante con il Regno di Napoli, oggi meglio conosciuto per la produzione di un’ottima qualità di farro.
Dalla relazione ispettiva, apprendiamo che il Monsignore s’interessa per prima cosa dello stato delle mura del paese, ed avendole trovate in cattive condizioni, autorizza la comunità ad appoggiarvi all’interno, per rinforzarle, le case di nuova costruzione; scopre che il fossato di difesa esterno è “quasi riempito dalle immondizie” e ne ordina quindi la ripulitura.
Si assicura che le porte di accesso al paese siano in buono stato e che le chiavi vengano custodite da persone fidate. Ispeziona il servizio di guardia e controlla la dotazione di munizioni per gli archibugioni e i moschetti.
Non tralascia di accertare lo stato delle chiese, dei conventi, delle strade e dei ponti. Si interessa al settore valutario sotto la voce “moneta” e viene a constatare che circola più moneta del Regno di Napoli, rispetto a quella dello Stato Pontificio. Prende anche cognizione degli alloggi di servizio ubicati nel Palazzo pubblico.
Passa poi a esaminare l’operato delle Forze di polizia, “i birri” i quali per quanto riguarda l’incarico delle esecuzioni civili, operano “se non, contro di color che a lor piace et fanno molte estorsioni et insolenze”. Trova le prigioni pubbliche in pessime condizioni.
Il Malvasia continua nella sua relazione a descrivere la situazione dell’amministrazione della giustizia delle Cancellerie civili e criminali, del Consiglio grande e del Consiglio piccolo e di quanto altro attiene al governo della città e ordina di fare l’Archivio che non esiste.
Per quanto riguarda il territorio s’interessa della produzione agricola, dell’allevamento del bestiame, dei pascoli e relativo “Jus pascendi”.
Poiché la produzione del vino è assai scarsa ordina di incrementare la coltivazione della vite (peraltro assai difficile in quel territorio montano. Questo conferma che non solo a Roma, ma in tutto il territorio dello Stato della Chiesa non vi erano limitazioni all’apertura e frequentazione delle osterie –n.d.A.).
Per l’olio non vi sono problemi perché viene approvvigionato nella bassa Valnerina scambiandolo con il grano, prodotto in loco in buona quantità.
Passa ad esaminare la situazione dei confini, argomento importante per le dispute di frontiera che sorgono frequentemente con lo Stato limitrofo e gli altri Comuni, in materia di pascolo abusivo e di taglio dei boschi e si assicura che venga effettuata la ricognizione annuale dei cippi di confine a cura dei Priori, del Commissario di Governo e dei testimoni forestieri. Al termine della ispezione Monsignor Malvasia emise sul posto otto decreti esecutivi nei confronti degli amministratori locali, per le manchevolezze accertate.
Siamo sicuri che gli amministratori responsabili, conoscendo la severità e l’intransigenza di Sisto V, provvidero tempestivamente ad ordinare l’esecuzione di quanto ordinato dal Monsignore con i suoi otto decreti; non sappiamo però se ciò sia realmente avvenuto, poiché da allora ad oggi sembra che non vi siano stati ulteriori controlli di questo genere da parte delle Autorità centrali o periferiche.
Per gentile concessione dell’Autore, pubblicato su “Il Finanziere”, marzo 2007 e su segnalazione del ricercatore Stefano Vannozzi