Che c’azzecca?! (direbbe un famoso Tonino dei nostri tempi) un vetturino tra i venditori di carbone di Ruscio?
Eppure è accaduto nel lontano 1924 e il baldo giovane a cassetta è Antonio Peroni (detto "condosso"), che giovanissimo lasciò il suo "colle" sovraffollato spinto dalla necessità di crearsi un proprio spazio come tanti suoi conterranei, ai quali Ruscio non poteva offrire né lavoro né sicurezza.
Ed ecco il viaggio in America, da cui molti ritornavano malati di nostalgia oppure (come nel caso del nostro personaggio) per assolvere il suo dovere verso la Patria.
Svanito il sogno americano, Antonio approdò a Roma e incominciò a conoscere le strade della capitale, percorrendole da mattina a sera con la sua carrozzella, sotto la pioggia, con il freddo pungente o con il caldo soffocante.
Anche lavorando in queste condizioni, egli fu senz’altro più fortunato dei suoi compaesani, che trascorrevano la loro vita nelle anguste botteghe, prive di luce, dove il sole non penetrava mai rovinandosi i polmoni a contatto quotidiano con la polvere nociva del carbone.
Lasciata la carrozzella, troviamo Antonio al volante di un taxi e i non più giovani ricordano la sua figura snella avvolta nel classico spolverino chiaro dei "tassinari".
Era proverbiale la sua prudenza nella guida e la sua profonda conoscenza di tutti gli itinerari della città, che percorse fino a tarda età, quando passò le consegne a suo figlio Ezio.
Come tutti i "romani acquisiti" Antonio non dimenticò mai le tradizioni del paese e quei valori morali che furono (e ci auguriamo saranno sempre) alle base delle nostre famiglie.