Una finestra sulla Valnerina
Continua la nostra iniziativa tendente a raccogliere materiale di vario genere, legato alla nostra terra. Rinnoviamo l’invito a tutte le Pro Loco della Valnerina e a tutti i lettori perché inviino a questa redazione notizie utili alla realizzazione di questa rubrica ..
VALLO DI NERA.
Troppo spesso, andando in vacanza sempre nella stessa località, si è fermamente convinti di conoscere davvero tutto dei dintorni ed è proprio per questo che qualsiasi scoperta si rivela particolarmente piacevole. Esattamente questo mi è accaduto la scorsa estate, quando, dopo aver visitato per l’ennesima volta le pur suggestive cascate delle Marmore ed il grazioso paesino di Scheggino, abbiamo deciso di allungare un po’ il nostro itinerario per arrivare a Vallo di Nera che tante volte ci era stato decantato. Abbiamo così scoperto un paese delizioso e, cosa tutt’altro che trascurabile, esemplare sotto il profilo del rispetto ambientale ed artistico nella ricostruzione del dopo-terremoto.
Questa rivelazione mi ha spinto a cercare informazioni su Vallo di Nero per invogliare i rusciari a fare un bella gita ed andarlo a scoprire personalmente.
Vallo di Nera si trova nella media Valnerina, vicino a Sant’ Anatolia di Narco ed ha una storia antichissima, perché sappiamo dai ritrovamenti archeologici che tutta l’area era già abitata in epoca protostorica, vale a dire prima della romanizzazione, avvenuta nel III sec. a.c.
Il più antico insediamento conosciuto, chiamato Vallum, appartiene all’età romana e continua a svilupparsi anche durante l’occupazione longobarda, che dividerà tutto il ducato di Spoleto in gastaldati, ma è solo nel 1217 che il podestà di Spoleto concede la costruzione di un castello ai vallani, finalmente in grado di costituirsi in Comune, anche se sempre assoggettato al distretto spoletino.
In piena epoca medioevale anche Vallo vivrà le lotte tra guelfi e ghibellini ed i continui contrasti con lo Stato della Chiesa che periodicamente cercherà di riaffermare la propria piena giurisdizione su un territorio frantumato in tante autonomie politiche assai riottose.
Nel 1563, quando ormai il potere dei papi non teme più contestazione, viene promulgato lo statuto comunale che regola i rapporti tra i cittadini e che in molti casi non fa altro che codificare antiche consuetudini risalenti all’epoca longobarda.
Dopo l’unità d’Italia, il comune assume il nome definitivo che ha ancora oggi, Vallo di Nera, a voler sottolineare lo stretto legame tra l’abitato e l’ambiente naturale, che è un po’ prerogativa di tutta la Valnerina e di questo piccolo angolo in particolare. Il Borgo antico ha mantenuto intatto il carattere davvero pittoresco dell’epoca medioevale, grazie alle suggestioni di vicoli, archi e case di pietra che si inerpicano sul pendio di un colle affacciato sulla valle del Nera e si dispongono assai razionalmente a terrazze in modo da sfruttare al massimo l’esposizione al sole.
Culmine dell’abitato è la chiesetta romanica di San Giovanni Battista, davanti alla quale si apre un’incantevole pianetta con un pozzo al centro: la salita fin quassù è impegnativa, ma che straordinario tuffo nel passato!
La cosa più piacevole è scoprire come i vallani abbiano custodito nel tempo l’atmosfera del loro borgo preoccupandosi di evitare qualsiasi stonatura al carattere medioevale cui è improntato, soprattutto in occasione della ricostruzione successiva al terremoto del 1979, che tanti guasti ha creato, invece, in altri centri a causa di una speculazione incontrollata.
Ma torniamo al nostro piccolo gioiello medievale. Anche il Palazzo Comunale costruito sulla cinta muraria ed utilizzato come uno degli accessi principali al paese insieme alla possente Porta Grande, si è mantenuto intatto, esattamente come le stesse mura che nel ‘500 -epoca di massima fioritura del comune- non bastarono più a contenere il continuo ampliamento dell’abitato dovuto alla crescita demografica, cosicché si crearono due nuovi borghi, uno attorno alla chiesa francescana di Santa Maria ed un altro nei pressi della chiesina di San Rocco, detto i "casali", caratterizzato dalla presenza di botteghe artigiane, fonti ed alcune torri colombaie.
Tra le tante chiese di Vallo proprio Santa Maria è la più interessante e suggestiva, per la ricca decorazione ad affresco delle pareti e per il delizioso chiostro, ancor oggi usato per le feste del paese, come ci hanno confermato i locali.
Vale dunque la pena di spendere su questo complesso religioso qualche parola in più. I francescani arrivarono a Vallo alla metà del ‘200 e ben presto iniziarono a costruire la loro chiesa con l’annesso convento, utilizzato anche come ospedale e ricovero per viandanti in difficoltà.
Ad un esterno assai sobrio, connotato quasi esclusivamente dal bel portale gotico, fa riscontro un interno eccezionalmente ricco di affreschi, disposti su più livelli e realizzati tra il XIV e XV secolo.
In particolare da artisti di provenienza marchigiana della zona di Camerino e dintorni, dove esisteva una tradizione pittorica assai ricca che si è diffusa anche in tutta l’Umbria e l’Abruzzo.
L’affresco più interessante si trova sulla parete destra sotto l’ultima finestra prima dell’abside ed è opera di Cola di Pietro da Camerino dipinto nel 1401: rappresenta la "Processione dei Bianchi", una confraternita medioevale di laici che si riuniva per scopi religiosi e di purificazione, indicendo solenni processioni e sacre rappresentazioni della Passione di Cristo in occasione di festività religiose, come la Pasqua, oppure in momenti di particolare difficoltà per la comunità paesana.
A questo punto, dato qualche ragguaglio storico-artistico, non mi resta che invitarvi a visitare Vallo, giacché è impossibile descrivere a parole i vicoli fioriti, gli archetti, gli scorci suggestivi e gli angoli impensati: solo una passeggiata in prima persona può rendere giustizia a tanta bellezza.