Una gita (senza lieto fine)

By proruscio

Molti conoscono Norcia, anche solamente per avervi sbrigato pratiche amministrative, o Cascia per il Santuario di Santa Rita o addirittura …..per il supermercato, ma pochi sanno delle altre perle della Valnerina, quali Borgo Cerreto, Vallo di Nera, Ferentillo o la cascata delle Marmore.

Noi siamo tra quelli che volevano sapere e conoscere de visu le bellezze, le tradizioni, la storia di queste cittadine, di questi rinomati luoghi della terra Umbria.
Una mattina di agosto siamo partiti e ci siamo diretti verso queste mete; prima tappa la visita ad una delle piu’ antiche chiese della Valnerina dedicata un tempo a San Basso al centro di un quadrivio lungo la riva del Nera, dove anticamente si davano convegno i monaci provenienti da Cascia, Norcia, Spoleto e santuari limitrofi; quindi una visita alla cittadina di Borgo Cerreto, punto nevralgico della vallata, ed in particolare alla sua piazza dove abbiamo appreso notizie su colui che ha dato lustro alla cittadina: il grande letterato e giureconsulto Gioviano Pontiano, che insegno’ alle universita’ di Perugia, Roma e Napoli, dove gli e’ stata dedicata una via.

Particolare curioso: ebbe qui origine la nomea di “ciarlatani” che veniva dato ai cerretani, in quanto andavano nei vari paesi a vendere medicine, unguenti…..
Vocabolo che, col tempo, ha assunto un significato diverso.

Ben altra impressione abbiamo avuto durante la visita a Vallo di Nera: un suggestivo villaggio circondato da mura fortificate a pianta circolare con due porte ad arco e strade che si snodano in altezza, fino a raggiungere la piazzetta di San Giovanni, dove e’ posto il bastione e l’omonima chiesa.
La caratteristica principale di questa cittadella e’ rappresentata dal fatto che tutti gli edifici sono stati ristrutturati, dopo il terremoto del ‘79, con materiali, pietre, ornamenti che hanno rispettato scrupolosamente l’identita’ storica di questi abitati e del paesaggio.

Un villaggio antico e veramente originale che abbiamo attraversato ammirando vicoli e piazzette dove si aprono usci con scalette e cortiletti ricoperti di gerani e rose dai colori vivaci quasi che fossimo in uno dei paesi della costa amalfitana.
Quindi ci siamo recati, come previsto dal programma, presso una azienda agrituristica locale per il pranzo, dove abbiamo degustato le piu’ note pietanze umbre, anche se l’insidia di un malefico tiramisu’ ha prodotto l’effetto contrario: ci ha costretti a tirarci giu’ (le brache). Un increscioso incidente culinario!

L’ultimo tappa, non meno importante per il valore storico-artistico, e’ stata quella effettuata presso il Castello di San Felice e la relativa chiesa; un gioiello, questa, dell’arte romanica che farebbe invidia a tante chiese della Capitale e di cui ci ha predisposto un apposito servizio, Agostino, la nostra guida del CEDRAV.

Dopo una sosta e una bevuta di acqua fresca presso una fontana (a detta della guida, miracolosa) all’inizio di S. Anatolia, (a sinistra subito dopo il ponte del Nera) siamo ritornati a Ruscio felici e contenti di aver trascorso una bella ed utile giornata.

Domani, pero’, sarebbe stato un altro giorno.