Un’idea per la Chiesa di Ruscio

By proruscio

La chiesa di Ruscio, fondata nella seconda metà del Settecento da don Biagio Peroni che lasciò un legato a favore del paese e della chiesa (vedi “la Barrozza” anno II n. 1, Pasqua 1993), presentava sulla camorgana, (cioè sulla volta a canne) affrescate scene dei sette dolori di Maria, in particolare della fuga in Egitto, che io ricordo.

La volta, di cui non ho purtroppo neanche una foto ( se qualcuno  ne avesse sarebbe una cosa interessante ed utile! ),  è andata perduta già dal restauro del 1950 e durante gli ultimi restauri la chiesa è stata ampliata inglobando l’antica sagrestia e rifacendo la copertura a capriate in legno a vista.

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Altare demolito con i lavori di ristrutturazione successivi al sisma del 1980

Almeno i due affreschi di S. Emidio che protegge la chiesa dai terremoti e dell’altro santo ( a detta di don Sestilio forse S.Antonino Vescovo) sono stati staccati, restaurati  e posti affianco al nuovo altare in legno proveniente da una chiesa del comune.
Fortunatamente esistono ancora i due dipinti originali dell’Addolorata che probabilmente nei restauri del 1930 sono stati sostituiti dalla attuale dolce immagine della statua policroma in gesso della Madonna, a cui siamo tutti affezionati ma che dal punto di vista storico e artistico non ha alcun pregio! 

Mi è sorta da un po’ di tempo l’idea di valorizzare la nostra cara chiesetta di Ruscio tornando all’antico, affrescando  la parte superiore delle pareti della chiesa, con le immagini dei 7 dolori (ispirandosi a classici dell’iconografia religiosa ed ai molti santuari italiani dedicati appunto alla Madonna Addolorata).

Ho parlato dell’idea con don Camillo e altri amici di Ruscio, in particolare con Vania Perelli esperta di disegno e della tecnica degli affreschi.

Per ora si è iniziato con una ricerca storica ed artistica per arrivare a preparare un progetto di fattibilità, richiedere le necessarie autorizzazioni curiali e civili, preparare le immagini e le didascalie da affrescare sul nuovo intonaco e, da ultimo ma non meno importante, finanziare le opere necessarie che pure se verranno eseguite in gran parte da volontari, come nella tradizione degli appassionati di Ruscio, sono di notevole entità (bonifica del tetto e delle pareti per evitare infiltrazioni d’acqua ed umidità, impalcature interne per gli affrescatori, nuovo intonaco adatto alla tecnica appunto dell’affresco, materiali, colori e remunerazioni per gli artisti e i progettisti.

Appena il progetto preliminare sarà in uno stadio più avanzato si potrà costituire un comitato aperto a tutti gli interessati.

L’opera, per ora solo “in nuce” , sarebbe di grande valore storico, artistico e religioso e darebbe a Ruscio un grosso richiamo e pregio.

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APPROFONDIMENTO

La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi.

Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.
Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose ‘Laudi’; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.

A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa
sostenne nella passione del Figlio.
Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.

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L’interno della Chiesa, durante un concerto di musica classica (foto Sergio Occhiuzzo)

Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.

Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.
I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo:

1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.

2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”.

3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”.

4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario.

5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente.

6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce.

7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.