Voci fuori dal coro

By proruscio

Questa estate trascorsa a Ruscio, seppur breve, mi ha più volte fatto sentire aliena in una comunità di cui invece mi sono sempre sentita parte integrante.

La vicenda dell’Asilo, in primis, mi è parsa un blitz “antidemocratico”. Ricordo bene l’alto numero di soci non convinto dell’operazione, soprattutto per il gravoso impegno economico che una piccola associazione come la nostra non poteva sostenere, se non a caro prezzo, cioè con un blocco quasi totale di tutte le altre iniziative. Si decise perciò l’istituzione del “Comitato pro asilo”, in cui su base volontaria si aderiva acquistando quote. La Proloco decideva di versare comunque al Comitato un contributo di duemila euro per dieci anni. Anche se poco convinti della validità economica della scelta, tale cifra era comunque accettabile.

La richiesta di un mutuo, approvata dal Consiglio Direttivo senza una preventiva informazione ai Soci, il conseguente pagamento per sette anni di circa cinquemila euro annui, comunque una cifra enorme rispetto ai circa diecimila euro che costituiscono il bilancio in entrata dell’Associazione, mi ha lasciato di stucco! Il volere della comunità nella sua interezza non conta…..chi ha deciso questa operazione e non ha ancora raccolto i fondi necessari (e su questo forse bisognerà interrogarsi) ha comunque imposto a tutti gli altri quello che a maggioranza pochi anni fa non si voleva……

I tradizionali Tornei calcistici (non sempre dell’Amicizia) hanno occupato quasi interamente le due settimane centrali di agosto, ormai le uniche in cui si concentra la presenza massiccia delle persone. Il campetto, che costituisce la più grande risorsa di tutta la comunità, non riusciva più ad accogliere bambini, adolescenti e tutte le fasce d’età che più avrebbero diritto di godere di quegli spazi.

Io che sono cresciuta su quel prato, raccogliendo carriole di sassi da bambina, facendo il tifo quando i miei coetanei giocavano a calcio o si cimentavano nelle prime Rusciadi per una medaglia di legno, chiusa nel triangolo dei giochi quando ho avuto i figli, ho notato con disappunto che in campo c’erano sempre le stesse persone, cioè sempre i miei coetanei che, mantenutisi in ottima forma fisica, hanno monopolizzato l’uso del campo, con partite forse di alto valore calcistico ma di bassissimo valore educativo proprio verso i loro figli.

Anche le Rusciadi e il campo da tennis sono stati occupati da atleti quasi olimpionici che male sopportavano la presenza di atleti occasionali e poco capaci.

Io sono stonata, lo sono sempre stata e lo sarò per sempre, ma ho sempre cantato nel coro di Ruscio, quando c’era Suor Gertrude e senza di lei. Qualche volta ho fatto i rumori di sottofondo, sempre in ottima e numerosa compagnia, ho cantato nei matrimoni, alla prima messa di Don Gino e nelle tournee fuori paese, e ancora oggi ricordo le parole delle varie canzoni. “MAI” mi sono sentita esclusa o emarginata perché incapace, e sono convinta che questo ACCOGLIERE e TOLLERARE tutti sia il valore più importante della nostra piccola Associazione.

Siamo bravissimi nel creare eventi sociali e culturali, il Quaderno e la manifestazione sulla Dogana di Ruscio sono stati interessantissimi e ricchi di partecipazione.

La cena sociale, poi, grazie alla disponibilità di tanti (purtroppo sempre i soliti, e forse sarà il caso che anche generazioni più giovani comincino ad impegnarsi concretamente, altrimenti il rischio è che tutto finisca in una lenta agonia), ha visto la partecipazione di più di 400 persone…..abbiamo aggiunto ben più di “un posto” a tavola!  Questo è lo spirito in cui mi riconosco!

Paola Salamandra


 

Condivido in pieno il senso e l’amarezza delle parole di Paola. Pur essendo un “esterno”, in questi 25 anni di permanenza estiva a Ruscio ho sempre apprezzato e, per quanto nelle mie possibilità, condiviso gli sforzi dell’Associazione nel creare momenti di partecipazione e di comunanza.

Mi ha spinto in ciò il credere nel volontariato che certa forma di associazionismo riesce a creare sul territorio, per mantenere vivi sentimenti di appartenenza e salvaguardia di radici comuni che rappresentano la parte migliore di quel localismo ormai molto mistificato nei tempi attuali.

Ma ora qualcosa si è incrinato: le ultima scelte dell’Associazione, più o meno maggioritarie, le posso rispettare, ma certamente non condividere, poiché impattano negativamente su valori in cui credo fermamente, e a cui, se mi si permette, non posso derogare (e ancora una volta colpisce la scarsa sensibilità di una Curia verso la Comunità, che viene ulteriormente “spremuta” in spregio ad ogni sentimento di “carità cristiana” ed utilizzata per quei “fini temporali” che la Chiesa storicamente ben conosce).

E in questi casi, a chi non si sente più in sintonia, non resta che farsi da parte.

Reds